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occhio allo spreco

effecorta, negozio sfuso

By ecology, sdg 11, sdg 12, sdg 13, sdg 14, sdg 15, sdg 2

Nel 2009 per Occhio allo Spreco, eravamo andati a Capannori, in provincia di Lucca, per raccontare una realtà pioniera – il negozio Effecorta, che vendeva prodotti locali e sfusi, ossia privi di imballaggi. Nei 10 anni trascorsi da allora, Effecorta ha aperto a Milano nel quartiere di Affori e abbiamo deciso di buttarci l’occhio.

Renato Plati, uno dei fondatori di Effecorta, dice che l’interesse al suo modello è tanto, le richieste sono addirittura quasi quotidiane e arrivano da tutta Italia. La filiera corta è importante, è nel nome stesso. Facilitano quello che è l’incontro tra il produttore e il consumatore alla ricerca un prodotto genuino e locale – il loro fulcro è l’acquisto diretto dai produttori, selezionati nel raggio di 70 km dal negozio. Alcuni prodotti, come l’olio e gli agrumi, arrivano dal centro e sud Italia, ma mantengono un rapporto diretto con chi li produce. Per Renato, filiera corta significa un solo passaggio dal produttore al consumatore finale.

“Al tempo del servizio abbiamo raggiunto oltre 400 contatti” ci racconta, “e abbiamo organizzato tanti seminari per cui le persone venivano, e potevano informasi sul modello. Pochi sono riusciti a trasformare l’idea in un negozio vero e proprio, la maggioranza si sono scontrate con la realtà economica. Quando ragioniamo su una configurazione di un negozio di 100-120 metri suggeriamo sempre un budget minimo dagli 80-100.000 euro, per far fronte a quelli che possono essere gli imprevisti dei primi anni. La possibilità di avere accesso al credito costituisce un fattore determinante per lo sviluppo e riteniamo che esistano molti bandi sia a livello regionale, che europeo e ci auspichiamo che venga fuori qualcosa anche per noi per quello che potrebbe essere lo spostamento in una zona più centrale, in uno o più punti. A Milano potremmo tranquillamente aprire in ogni zona. Un contributo all’affitto sarebbe ottimale perché è una delle voci spesa più pesanti.”

Speriamo presto di vedere negozi così in ogni quartiere.

Bellezza coerente

By ecology

Come avere cura del nostro corpo e della pelle senza danneggiare il pianeta?

Non è facile. Recentemente mi sono fidata della reputazione di un brand che usavo tempo fa e ho acquistato alcune creme per il viso. Poi ho guardato l'inci.

  • Il biossido di titanio è utitlizzato come filtro protettivo per i raggi UVB. Ci sono studi che dimostrano che nanoparticelle >35 nm di biossido di titanio non rivestito possono essere dannose per gli animali marini. Le dimensioni estremamente ridotte di queste particelle generano uno stress ossidativo sotto la luce UV, potenzialmente causando danni cellulari ad organismi sensibili come coralli, pesci giovani e invertebrati.
  • La paraffina liquida è un olio incolore e inodore, che ha origini minerali ed è composto da un mix di idrocarburi C15-C40 ottenuti dalla distillazione del petrolio. Quando utilizzata sulla cute forma un film lipidico. Per via della loro natura oleosa, però, i prodotti contenenti paraffina impediscono un’adeguata traspirazione.

Nel 2010 avevo intervistato l’eco-dermatologa Riccarda Serri, che aveva fondato con Pucci Romano l’associazione SkinEco, con il desiderio di fare luce sull’impatto ambientale e l’interazione con la pelle dei prodotti cosmetici comunemente usati. La normativa europea vigente non considera ancora la biodegradabilità delle sostanze utilizzate nei cosmetici, e solo in Europa, ogni giorno, vengono immesse nell’ambiente 5.100 tonnellate di prodotti cosmetici consumati. Purtroppo Riccarda non è più con noi ma resta il suo prezioso insegnamento, che mi sono ripassata, scoprendo che quando avrò finito le confezioni dei prodotti che ho acquistato, tornerò a cercare unguenti privi di sostanze indicate da Riccarda.

Ecco un estratto dal mio libro Occhio allo Spreco

Dottoressa Serri, quali sono gli ingredienti più comuni per i quali merita avere un occhio di riguardo?

Petrolatum e paraffina sono derivati dal petrolio, la natura non è in grado di digerirli e per la pelle c’è di meglio. La vaselina, usata molto nei prodotti per l’infanzia, è occlusiva e disturba la microbiologia cutanea; il silicone, e tutti gli ingredienti che terminano in –oni e –ani, non nutrono la pelle bensì danno bellezza al prodotto.”
Una goccia di fondotinta addensato col silicone sul lavandino è molto difficile da pulire. Così è per il viso, e a causa dell’uso crescente di sostanze che mimano nel prodotto le caratteristiche che si vorrebbero trasferire alla pelle: l’effetto liscio, vellutato e morbido, è aumentata anche l’offerta di prodotti esfolianti, maschere, gommage.
“L’ultimo strato della nostra pelle è composta da corneoliti, o cellule senza nucleo. Vengono chiamate cellule morte, ma morte non sono, in quanto svolgono un’importante funzione metabolica e, conclude Serri, “ci consigliano di pulire la pelle come se fosse ceramica di Capodimonte, poi serve lo scrub per la pulizia a fondo. A quel punto la pelle si irrita e occorre la crema restitutiva. S’innesca così un ciclo vizioso”.

Cosa preferire?

“E’ meglio un unico detergente, delicato ma efficace, da togliere con una salvietta di puro cotone imbevuta d’acqua tiepida. Esistono anche panni in microfibra per il viso che puliscono senza detergenti.”

E cosa evitare?

“Disinfettanti quali Triclosan, molto dannosi per l’ambiente, che penetrano negli strati più profondi dell’epidermide e sono stati addirittura trovati nel latte materno. Il motto di una cosmesi sana per la pelle e per l’ambiente è: QB, quanto basta, e di qualità, come per l’alimentazione.”

Nel fare ricerca di prodotti che usano meno plastica (o non la usano proprio) ho trovato una maggiore coerenza con il contenuto. Ad esempio, sto provando un dentifricio in pastiglie, confezionato nel vetro e l’esperienza è molto interessante. E un altro in pasta a base di olio di cocco. Invece, un altro marchio al quale sono fedele, che produce un dentifricio senza ingredienti minacciosi quali coloranti, conservanti, disinfettanti e SLS fluoro, viene distribuito in un tubo di plastica ma vorrei sapere di che polimero è per capire se è riciclabile.

Se cerchiamo prodotti naturali non possiamo fidarci degli slogan sulla confezione – ma alla crema fantastica in plastica ci sono alternative?

Per maggiori informazioni sulle sostanze chimiche da evitare, è utile consultare il sito della direttiva REACH. Non è necessario diventare “paranoici ambientali” ma è importante essere informati. Nel giugno 2007 il Parlamento Europeo ha deliberato la direttiva REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) con l’obiettivo di studiare meglio i materiali altamente sospetti e regolamentarne l’uso. Si stima che in circolazione ce ne siano circa 900 altamente preoccupanti e REACH ne sta identificando altre 600 pericolose. Sulla base di studi e prelievi si stima che in media ogni essere umano abbia dentro al corpo diverse centinaia di sostanze chimiche dannose per l’organismo.
Attualmente è molto costoso introdurre nuove sostanze sul mercato, per questo le industrie preferiscono usare quelle già esistenti che però non sono mai state adeguatamente testate. Le cavie siamo noi.

Nel 1981 le sostanze chimiche in uso erano 100.106 e da quella data ne sono state introdotte solo 4.300 di cui, si sospetta, il 70% contiene almeno un ingrediente malsano.

Elencate nella categoria 1 e 2 dell’indice REACH sono le sostanze abbreviate come CMR: cancerogene, mutagene (danneggiano i geni) e tossiche per il sistema riproduttivo.
“Altamente pericolose” sono anche le sostanze “persistenti”, quelle “tossiche bio-accumulative” (PBT) e quelle “molto persistenti” e “molto bio-accumulative” (vPvBs).
Molto preoccupanti sono anche gli inibitori ormonali (interferenti endocrini), ritenuti responsabili di varie alterazioni ormonali come i tumori ormono-dipendenti (mammella, prostata, utero), infertilità, pubertà o menopausa precoci, malformazioni fetali ed ermafroditismo (sia negli uomini che negli animali).

Per approfondire gli effetti dei prodotti sul corpo: EWG.org e safecosmetics.org
C’è una nuova app che si chiama Thinkdirty che proverò.