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Stefano Mancuso

Stefano Mancuso e l’intelligenza diffusa delle piante

By ecology, sdg 15

Prof. Stefano Mancuso, autore e Direttore del LINV – International Laboratory of Plant Neurobiology, parla dell’intelligenza del regno vegetale – un modello a rete. Internet ne è un esempio!

Cristina: Sovente pensiamo che per il successo dobbiamo scalare una vetta, diventare il capo di qualche cosa per avere influenza, ma il mondo vegetale ci insegna ben altro. Ci insegna che l’intelligenza si può diffondere a macchia d’olio e perché? In che modo?

Stefano Mancuso: Tutto quello che hai detto è vero, perché noi ci ispiriamo al modello animale. È fatto con un cervello che governa degli organi, quando noi replichiamo questo modello nelle nostre organizzazioni, quindi c’è un capo e poi una gerarchia sotto, nasce una burocrazia che serve a trasportare gli ordini. Il modello vegetale, paradossalmente, è molto più moderno rispetto a quello animale perché è un modello a rete, diffuso. La pianta, in altre parole, distribuisce sull’intero corpo funzioni che gli animali concentrano negli organi. Immaginiamo un’organizzazione di questo tipo, queste organizzazioni molto moderne, internet stesso è fatta in questa maniera, non ha un comando centrale o le monete elettroniche di cui si parla tanto oggi. Il bitcoin e tutte queste cose sono organizzazioni decentralizzate e come tali funzionano benissimo.

Cristina: E quali saranno gli sviluppi strategici che potranno beneficiare di questo modello?

Stefano Mancuso: Potremmo costruire qualunque tipo di organizzazione ispirandoci al mondo vegetale. C’è una multinazionale americana che si chiama Morningstar che funziona a questa maniera, cioè non ha manager. È completamente distribuita e funziona benissimo. Il modo con cui abbiamo guardato alla società, nella nostra storia, non è l’unico. Il 99% della vita di questo pianeta utilizza un sistema diverso.

Cristina: Perché ha senso imitare delle creature viventi che apparentemente sono ferme?

Stefano Mancuso: Le piante vedono, le piante sentono, le piante dormono, le piante sono in grado di comunicare, di avere relazioni sociali.

Cristina: In che modo possiamo imitare il comportamento delle piante?

Stefano Mancuso: Le piante producono risorse, gli animali le consumano, quindi imitiamo le piante nel produrre e consumare la minor quantità di risorse possibili. Trasformiamo le nostre organizzazioni, non è scritto da nessuna parte che per forza debbano essere piramidali. Trasformiamole in distribuite e ne trarremmo dei vantaggi in pochissimo tempo.

Cristina: Sta a noi decidere se vogliamo comportarci come animali o come piante. Occhio al futuro

In onda 27-4-2019

Fabbriche d’aria

By ecology, sdg 11, sdg 13, sdg 3, sdg 9, technology

Il Prof. Stefano Mancuso dell’Università di Firenze, esperto di neurobiologia delle piante, ci parla di un progetto che aiuterebbe chi vive in città a respirare meglio!

Cristina: Parliamo tanto di ridurre l’inquinamento e intanto inquiniamo, mentre non c’è abbastanza attenzione sulla depurazione.

Stefano Mancuso: L’unica cosa che riesce ad eliminare l’inquinamento atmosferico sono le piante. Le piante quindi dovrebbero stare nelle città, nella quantità più alta possibile. Più ne mettiamo, meglio è. Non soltanto nei viali o nei parchi ecc, ma veramente coprire le città di piante e anche in queste condizioni potrebbe non bastare.

Cristina: Voi avete sviluppato un progetto..

Stefano Mancuso: Il progetto che abbiamo chiamato Fabbrica dell’Aria, prevede l’utilizzo di ex-edifici industriali dismessi, da trasformare in delle enormi serre. Devi immaginare un edificio come un cubo in cui all’interno ci sono tanti cilindri. Ogni cilindro è fatto di vetro o cristallo, o di un materiale trasparente, all’interno del quale ci stanno queste piante, diversi strati di piante e l’aria è costretta a passare attraverso tutti questi cilindri.

Cristina: L’aria entra inquinata ed esce..

Stefano Mancuso: E quando esce è completamente purificata. Attualmente stiamo cercando di rendere realizzabile questo progetto nella città di Prato. Prato è una città che, se non erro, dovrebbe essere intorno ai 150 o 200.000 abitanti e avrà necessità per purificare l’intera quantità di aria della città, di quattro di questi edifici. Quindi anche da un punto di vista, non solo funzionale, ma estetico, saranno dei luoghi molto belli. Non bisogna appunto immaginarli come dei depuratori, bisogna immaginarli come degli edifici che contemporaneamente sono in grado di depurare l’aria di una città, ma allo stesso tempo sono dei luoghi che si potranno vivere. Le persone dovranno entrare in questi luoghi, questi luoghi dovranno poter essere luoghi di socializzazione, quello che vuoi! Delle librerie, dei bar, dei ristoranti, di tutto. La qualità dell’aria è talmente buona che addirittura la carica batterica viene abbassata, quindi è un’aria più pura in tutti i sensi.

Cristina: Salgono le endorfine, e tutti quegli ormoni che ci fanno stare bene e quindi non solo fa bene alle città, non solo fa bene all’aria, ma fa bene anche a noi. Che meraviglia, grazie Stefano. Occhio al futuro

In onda 27-10-2018