Skip to main content
Tag

sdg 15

Bambù – l’acciaio vegetale

By ecology, sdg 1, sdg 11, sdg 12, sdg 13, sdg 15, sdg 7

Con più di 1.642 specie e 10.000 utilizzi, il bambù si aggiudica straordinari primati. Rigenera terreni poveri, tollera grande freddo e caldo e l’ONU la considera una famiglia di piante strategica, riconoscendo che adempie a ben 6 dei 17 SDG: 1, 7, 11, 12, 13, 15. L’architetto Mauricio Cardenas ci racconta quali sono i benefici di costruire col bambù.

Cristina: Oggi incontriamo un architetto che ha progettato la più grande struttura nel nord della Cina in bambù, una pianta considerata strategica dall’ONU e che adempie a 6 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, o SDG. Grazie alle lunghe radici, che pescano acqua in profondità, il bambù può essere piantato in terreni poveri, inadatti all’agricoltura, ed è capace di rigenerarli. La fitta e perenne superficie fogliare, fa sì che un bosco di bambù sequestri fino a 17 tonnellate di carbonio per ettaro all’anno. Tollera grande freddo e grande caldo, cresce velocemente e ogni parte della pianta, persino gli scarti, sono utili per qualche cosa. Pensate, con 1642 specie, ci sono più di 10,000 utilizzi riconosciuti – dall’architettura al cibo, il tessile e la cosmesi.  Le opportunità di lavoro sono particolarmente interessanti per le donne in agricoltura, perché il bambù è leggero. L’associazione mondiale INBAR stima che questa pianta dalle mille specie potrebbe diventare fonte di reddito per 50 milioni di persone nel mondo! Architetto, qual è la tua esperienza con l’acciaio vegetale?

Mauricio Cardenas: Sono cresciuta in Colombia, quindi sin da piccolo ho avuto modo di conoscere le virtù di questa pianta – giocavamo tra le canne di bambù, facevamo piccole costruzioni. Attraversavamo il fiume con un ponte, ricordo molto bene, sempre in bambù.. poi durante gli studi di architettura l’ho un po’ dimenticato, sarò sincero, fino alla tesi di laurea. L’ho ripreso e fino ad oggi lavoro grazie alle opportunità che ho in giro per il mondo facendo costruzioni in bambù.

Cristina: Com’è stata l’esperienza in Cina?

Mauricio Cardenas: Il padiglione INBAR è l’ultimo progetto che abbiamo realizzato è la struttura di bambù più grande del nord della Cina. È utilizzato molto poco il cemento, il minimo possibile. Coperture verdi, senza aria condizionata all’interno del padiglione si sta benissimo, perché abbiamo uno strato di terra umida per cui anche nelle temperature più alte di Pechino, che sono veramente estreme, si sta molto bene nel padiglione, non c’è stato nessun tipo di sconforto, anzi è stato molto apprezzato.

Cristina: E come siamo messi in Italia? Ci sono degli incentivi?

Mauricio Cardenas: Ci sono incentivi in Italia per l’agricoltura, per la costruzione ancora no. Possiamo immaginare in modo molto poetico, immaginare il bambù, portare dalla foresta al cantiere. Tenendo conto che il bambù cresce molto rapidamente, in soli tre anni è maturo e pronto per essere utilizzato in costruzione. Mentre il legno ha bisogno di 15-20 anche più anni per essere maturo e utilizzato per la costruzione.

Cristina: Una casa che torna alla terra, che bella idea. Occhio al futuro!

In onda il 25-2-2020

Stefano Mancuso e l’intelligenza diffusa delle piante

By ecology, sdg 15

Prof. Stefano Mancuso, autore e Direttore del LINV – International Laboratory of Plant Neurobiology, parla dell’intelligenza del regno vegetale – un modello a rete. Internet ne è un esempio!

Cristina: Sovente pensiamo che per il successo dobbiamo scalare una vetta, diventare il capo di qualche cosa per avere influenza, ma il mondo vegetale ci insegna ben altro. Ci insegna che l’intelligenza si può diffondere a macchia d’olio e perché? In che modo?

Stefano Mancuso: Tutto quello che hai detto è vero, perché noi ci ispiriamo al modello animale. È fatto con un cervello che governa degli organi, quando noi replichiamo questo modello nelle nostre organizzazioni, quindi c’è un capo e poi una gerarchia sotto, nasce una burocrazia che serve a trasportare gli ordini. Il modello vegetale, paradossalmente, è molto più moderno rispetto a quello animale perché è un modello a rete, diffuso. La pianta, in altre parole, distribuisce sull’intero corpo funzioni che gli animali concentrano negli organi. Immaginiamo un’organizzazione di questo tipo, queste organizzazioni molto moderne, internet stesso è fatta in questa maniera, non ha un comando centrale o le monete elettroniche di cui si parla tanto oggi. Il bitcoin e tutte queste cose sono organizzazioni decentralizzate e come tali funzionano benissimo.

Cristina: E quali saranno gli sviluppi strategici che potranno beneficiare di questo modello?

Stefano Mancuso: Potremmo costruire qualunque tipo di organizzazione ispirandoci al mondo vegetale. C’è una multinazionale americana che si chiama Morningstar che funziona a questa maniera, cioè non ha manager. È completamente distribuita e funziona benissimo. Il modo con cui abbiamo guardato alla società, nella nostra storia, non è l’unico. Il 99% della vita di questo pianeta utilizza un sistema diverso.

Cristina: Perché ha senso imitare delle creature viventi che apparentemente sono ferme?

Stefano Mancuso: Le piante vedono, le piante sentono, le piante dormono, le piante sono in grado di comunicare, di avere relazioni sociali.

Cristina: In che modo possiamo imitare il comportamento delle piante?

Stefano Mancuso: Le piante producono risorse, gli animali le consumano, quindi imitiamo le piante nel produrre e consumare la minor quantità di risorse possibili. Trasformiamo le nostre organizzazioni, non è scritto da nessuna parte che per forza debbano essere piramidali. Trasformiamole in distribuite e ne trarremmo dei vantaggi in pochissimo tempo.

Cristina: Sta a noi decidere se vogliamo comportarci come animali o come piante. Occhio al futuro

In onda 27-4-2019