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L’impronta idrica del cibo

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Avete mai pensato alla quantità di acqua che consumate in un giorno? Non solo l’acqua che bevete o che utilizzate in casa. Anche il cibo che mangiamo ha un’impronta idrica, si chiama acqua virtuale e spesso rappresenta più della metà del nostro consumo idrico giornaliero.
Durante l’esposizione di Broken Nature a La Triennale di Milano, ci sarà un Wonderwater Café con un menù interamente tradotto in termini di impronta idrica per ogni piatto!

Cristina: Molti di noi sono bravi a non sprecare acqua in casa, ma raramente sappiamo quanta ne consumiamo in maniera indiretta, ad esempio l’acqua che serve per produrre il nostro cibo. Wonderwater Café è un progetto itinerante che giunge al ristorante della Triennale di Milano durante l’esposizione di Broken Nature. Frutto di una collaborazione tra scienziati e designer, si traduce in un menù che illustra l’impronta idrica di ogni piatto.

Jane Withers: Non abbiamo idea delle quantità di acqua che servono per produrre il cibo. Noi mostriamo le differenze tra: fagioli coltivati in Kenya, dove irrigare le piante può voler dire sottrarre risorse idriche dalle comunità locali, e verdure stagionali e locali, irrigate con acqua piovana. Capiamo il valore dell’acqua quando, ad esempio, durante la siccità in California due anni fa, i prezzi delle mandorle sono andati alle stelle. Noi mostriamo questi sistemi idrici invisibili.

Cristina: Lei trova che i fatti scientifici debbano essere adattati per raggiungere un grande pubblico?

Jane Withers: Si, penso di sì. Noi traduciamo i dati in un linguaggio che le persone possano capire. Penso che trovare sul tavolo, al ristorante, mentre stai scegliendo cosa fare, un menu che indichi l’impronta idrica di ogni piatto, faccia la differenza. Quanto influisce sulla scelta? Se leggendo vedo che per fare la pizza marinara ha consumato 290 litri e quella con la salsiccia piccante 960 litri? Sono numeri impressionanti.

Cristina: Il primo WonderWater cafè risale al 2011. In pochi anni, insieme al progetto è cresciuta la consapevolezza del problema.

Jane Withers: I nostri partner accademici del King’s College di Londra, hanno lavorato per capire ogni ingrediente: da dove è venuto, dov’è stato acquistato e così via. Adesso sembra esserci più trasparenza, ma penso che sia interessante quanto nel 2011, sembrava tutto molto astratto, mentre ora c’è un crescente senso di urgenza. Ci stiamo rendendo conto che una delle cose più importanti che possiamo fare è di passare da una dieta carnivora ad una vegetariana o “flexitariana” – più consapevole. Le differenze sono importanti:  più di 5000 litri al giorno per una dieta a base di carne contro 2600 litri. Sono differenze palpabili. C’è crescente interesse e consapevolezza.

Cristina: Le informazioni ci sono, la gente ha sempre più voglia di sapere cosa consuma e che impatto ha. Quindi se siete ristoratori se comunque portate, al mondo, cibo in un qualche modo, offrite questa opportunità di conoscenza perché è molto importante. Occhio al futuro!

In onda 4-5-2019

La tecnologia satellitare che riduce gli sprechi idrici

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La media nazionale delle perdite idriche è del 39,1%. Il Responsabile Acquedotto di HERA, l’Ing. Emidio Castelli, ci spiega come la tecnologia satellitare può ridurre notevolmente questa percentuale nel nosto paese.

Cristina: La rete idrica italiana perde quasi il 40% della sua portata, oggi ci occupiamo di questo e di qualche soluzione. Voi avete circa il 10% in meno rispetto alla media nazionale di perdite nella rete idrica. Come avete conseguito questo risultato?

Emidio Castelli: Investendo e ragionando su diverse tecnologie che possono aiutare a ridurre le perdite. Dalle tecnologie di telecontrollo di porzioni di rete a sistemi acustici per individuare possibili perdite di rete sul campo e recentemente anche con l’introduzione di sistemi satellitari e monitoraggio del terreno. Si tratta di un sistema che fa un analisi spettrometrica del terreno, individuando possibili punti con presenza di acqua, correlate attraverso un algoritmo con la nostra rete acquedottistica, ci individua delle zone dove potrebbero esserci delle perdite

Cristina: Quante perdite avete identificato e riparato?

Emidio Castelli: Negli ultimi tre anni abbiamo individuato 2.400 perdite circa, e 214 di queste attraverso la tecnologia satellitare. Si tratta di perdite occulte che possono avere poca dispersione, ma prolungata nel tempo. L’attività svolta ci ha consentito di recuperare circa 750.000 metri cubi di acqua, l’equivalente di circa 450 milioni di bottiglie d’acqua.

Cristina: Sulla gestione della rete fognaria qual è la visione?

Emidio Castelli: Il servizio idrico è un servizio integrato che parte dalla potabilizzazione dell’acqua per portare l’acqua nelle case dei cittadini fino al riutilizzo delle acque da sistemi di fognatura e depurazione. Bisogna sempre più ragionare con quelli che possono essere strumenti di riutilizzo, anche diretto, delle acque e avere una visione di economia circolare della risorsa idrica.

Cristina: Diciamo che purtroppo non è né prodotta né distribuita in maniera l’acqua. Ci sono certe zone che ne hanno tantissima e altre zone che sono aride.

Emidio Castelli: È importante lavorare investendo, sia nelle interconnessioni delle reti, ovvero quello di mettere in comunicazione reti e acquedotti diversi, sia lavorare sulla realizzazione di bacini di accumulo che acconsentano di poter avere l’acqua accumulare la quando dove non ce n’è bisogno, per poterla ridistribuire quando c’è una criticità idrica.

Cristina: A partire dall’accumulo sui tetti delle case ad esempio..

Emidio Castelli: Anche a livello domestico, utilizziamo l’acqua potabile per degli usi che delle volte non sono prettamente necessari.

Cristina: Grazie. Torniamo a recuperare l’acqua come la usavano i nostri nonni e usiamola con responsabilità. Occhio al futuro

In onda 6-10-2018

Una conversazione sull’acqua con Luca Mercalli

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In occasione della giornata mondiale dell’acqua e la prima edizione di Labirinto d’Acque, summit internazionale dedicato al tema nel Labirinto della Masone, abbiamo parlato con il climatologo Luca Mercalli sulle possibili soluzioni ai nostri problemi idrici

Cristina: I problemi legati all’acqua li conosciamo, le soluzioni però sono meno ovvie. Siamo a Fontanellato in provincia di Parma perché qui si tiene un convegno sul tema e in questo bellissimo labirinto incontriamo il climatologo Luca Mercalli. Quali sono le soluzioni che stanno emergendo in queste giornate per colmare questa distanza enorme tra ciò che sappiamo e come ci comportiamo e come viviamo.

Prof. Luca Mercalli: La prima è ancora e sempre la consapevolezza, non c’è n’è mai abbastanza e poi oltre ovviamente alla consapevolezza ci sono le azioni concrete. Concrete cominciano dal contadino, da noi stessi, tutti sappiamo che dobbiamo usare bene l’acqua a partire da casa nostra. C’è anche l’acqua nascosta, non dimentichiamo l’acqua virtuale. Un paio di jeans, di quelli strappati, valgono 8.000 litri d’acqua nella loro fabbricazione dal campo di cotone alla commercializzazione. Infine, la politica e le grandi strategie, quando parliamo di acqua bisogna pensare a lungo termine perché quando devi lavorare sulle strutture, acquedotti, invasi, canali, non sono cose che si fanno in una notte quando c’è l’emergenza.

Cristina: Noi siamo viziati da un’abbondanza, di acqua, in particolare nel nostro paese.

Prof. Luca Mercalli: L’estate del 2017 ci ha fatto vedere che anche in un paese ricco d’acqua può andare in una situazione di stress enorme. Roma senz’acqua tra luglio e agosto, la pianura Padana con episodi a macchie di leopardo hanno toccato prima il Veneto e poi il Piacentino e poi il Piemonte. Ci siamo già dentro, questi sono le avvisaglie di ciò che potrebbe succedere in futuro con il riscaldamento globale che non fa altro che esacerbare ed amplificare queste situazioni.

Cristina: Alla fine le soluzioni sono nei comportamenti.

Prof. Luca Mercalli: Non solo, sono anche nella programmazione politica a lungo termine perché una diga o un’acquedotto non la facciamo io e te, la fa una collettività. Noi possiamo scegliere cosa fare a casa nostra. Io per esempio ho costruito una cisterna per raccogliere l’acqua piovana, il mio tetto raccoglie le piogge quando ci sono soprattutto in inverno e primavera e l’acqua mi serve per irrigare il mio orto durante l’estate.

Cristina: Sono buone misure per capire quanto è preziosa l’acqua.

Prof. Luca Mercalli: Ogni paese ha le sue soluzioni, quindi dobbiamo pensare che dalla Cina all’Australia al Sael, ogni paese si deve adeguare alle sue risorse idriche anche alla società. Quindi ci sono in questi convegni tante proposte adeguate alla geografia vasta del mondo, dalle toilette secche senz’acqua, alle costruzioni di grandi infrastrutture per la depurazione e la desalinizzazione.

Cristina: Mentre cercheremo noi l’uscita da questo labirinto, speriamo che siano tanti insieme a noi a volerla trovare.

Prof. Luca Mercalli: La strada della sostenibilità una sola, un po’ difficile ma la troveremo.