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Api, sentinelle di biodiversità

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Occupandomi di sviluppo sostenibile da qualche decennio e concentrandomi su soluzioni alle nostre più grandi sfide, di tanto in tanto mi illudo che questioni trattate più volte abbiano avuto nel tempo un’evoluzione positiva. Credo nella capacità della nostra specie di evolvere verso una co-esistenza rispettosa dei sistemi vitali che ci regalano la vita, ma parlando con Andrea, l’apicoltore dal quale compro sempre il miele, che mi ha presentato Luca e Marco. Grazie a questi ragazzi dedicati appassionati e competenti, ho scoperto che gli impollinatori sono più minacciati che mai. È nata così la storia di questa settimana, e ho avuto conferma di quanto ci sia ancora da fare.
Se conoscete coltivatori di nocciole inoltrate per favore questo servizio. Dialogare con le persone dalle quali acquistiamo prodotti è fondamentale per avere un quadro più realistico dell’impatto di ogni nostra scelta.

Cristina: Oggi è la giornata mondiale della biodiversità, e l’ONU vuole portare la nostra attenzione sulla complessa dinamica che regola la vita sulla terra. La biodiversità è il nostro più grande tesoro e monitorare la sua salute è complicato. Siamo nel Cuneese per incontrare Luca, apicoltore. Luca perché le api sono le più preziose sentinelle di biodiversità?

Luca Bosco: Perché tutto ciò che arriva nell’alveare raccolto dalle api è il frutto di una sinergia tra diverse forme di vita e quindi è frutto della biodiversità dell’ambiente.

Cristina: Le vostre osservazioni cosa vi dicono?

Luca Bosco: Che la situazione delle api, e in generale degli impollinatori, è gravissima. Vediamo molto spesso episodi di morie, avvelenamenti, sui nostri alveari. Purtroppo ritroviamo nelle matrici degli alveari sia gli insetticidi che i fungicidi, sia i diserbanti. Un diserbante in particolare, la molecola glifosato, è particolarmente seria perché il ritrovamento, soprattutto nella matrice miele del nido, miele in maturazione, è un indizio preciso. La molecola che viene irrorata qui può finire ovunque, la ritroviamo nell’acqua, nell’aria, nel suolo quasi per forza perché viene irrorata sul suolo e la ritroviamo anche nel polline delle piante, nel nettare delle piante. Questo è un chiaro indizio che i filtri naturali dell’ecosistema in qualche modo si stanno degradando.

Cristina: Luca quali sono le coltivazioni che vengono più irrorate di queste sostanze ?

Luca Bosco: Qua siamo in zona di viticoltura e di corilicoltura, quindi vite e nocciolo. In questi anni grazie anche al lavoro dell’associazione degli apicoltori, i viticoltori hanno imparato a utilizzare i fitofarmaci in modo oculato, quindi senza dare un problema diretto e grave agli impollinatori. Per quanto riguarda il nocciolo invece il discorso è tutto da fare perché è una coltura nuova e in questo momento le pratiche agronomiche messe in campo lasciano parecchio a desiderare. Sono fonte di avvelenamento diretto, sono in qualche modo anche la causa di quel ritrovamento sistematico all’interno delle matrici degli alveari, soprattutto in questa zona ovviamente. A chi coltiva nocciolo si può rivolgere un appello a, in qualche modo, seguire la strada già intrapresa dai viticoltori.

Cristina: Luca state per fare delle campionature, che frequenza hanno e a cosa servono?

Luca Bosco: Hanno frequenza mensile e servono per andare a indagare l’eventuale presenza di molecole chimiche. L’esperienza ci dice che molto probabilmente ci saranno perché negli anni passati, la loro presenza è stata purtroppo molto assidua. Sappiamo che queste molecole sono dannose per l’ape, anche per la loro capacità – in qualche modo singolare – quella di depurare le matrici ambientali assorbendo nei loro corpi le molecole chimiche, a loro discapito ovviamente, ma andando a preservare soprattutto il miele. Il miele, in qualche modo, è sempre risultato pulito.

Cristina: È fenomenale. Questi dati li incrociate con altri?

Luca Bosco: Questi dati li incrociamo con altri monitoraggi che vengono effettuati nella zona, in particolare modo con quelli effettuati sul fiume Tanaro, che potete vedere proprio qui vicino, e i due monitoraggi confermano la stessa cosa, la presenza ubiquitaria delle molecole chimiche.

Cristina: Grazie Luca. Questa storia tocca tutti e 17 gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. E noi che cosa possiamo fare? Dialogare il più possibile con apicoltori, capire le criticità del nostro territorio e proteggerlo in ogni modo possibile. Conviene a tutti. Occhio al futuro

In onda il 22-5-2021

Mygrants, la prima app per migranti

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Secondo l’International Organization for Migration il numero di migranti che globalmente tentano di passare i confini è in continua crescita: nel 2000 erano 150 milioni mentre nel 2020, 272 milioni. Non avevo abbastanza riflettuto sul fatto che 90% dei migranti che sbarcano sulle nostre coste sono nativi digitali. Pochissimi dopo il periodo trascorso nei centri di accoglienza trovano lavoro, ma oggi, grazie a Chris Richmond e Mygrants, possono sperare in un futuro dignitoso. È una storia di perseveranza, visione, impegno e lungimiranza, nata dalla mente di un ragazzo ivoriano, che ha saputo creare uno strumento di grande valore umano e sociale. Sono onorata di averlo incontrato e di poter diffondere la sua importante iniziativa.

Cristina: Dall’inizio della Primavera Araba, 10 anni fa, sono sbarcati in Italia circa 800.000 migranti, in cerca di una vita dignitosa. Molti di loro hanno riposto le speranze nell’Europa. Il 90% ha meno di 35 anni ed è tecnicamente nativo digitale, più della metà non ha frequentato le scuole superiori. Dopo circa un anno e mezzo nei centri di accoglienza e poi pochissimi trovano lavoro. Oggi c’è per loro un futuro possibile, grazie alla prima app sviluppata per i migranti, navigabile in 3 lingue con più di 8.000 quiz che valutano le loro ambizioni e i loro talenti. Buongiorno Chris, raccontaci della vostra bella iniziativa. 

Chris Richmond: Abbiamo deciso, nel 2017 di creare questa piattaforma educativa per migranti e rifugiati con l’obiettivo di valorizzare a pieno le loro competenze pregresse, i loro background, i loro talenti e fare in modo che queste competenze e questi talenti possano essere maggiormente spendibili sul mercato del lavoro.

Cristina: Che obiettivi vi ponete e quali risultati state ottenendo?

Chris Richmond: L‘obiettivo sicuramente è quello di innovare il sistema italiano, europeo e internazionale di asilo, facendo in modo che anche i migranti per motivi economici e i futuri migranti per motivi climatici possano muoversi liberamente da punto A, a punto B in modo legale e sicuro. Trovare una modalità di generare maggiore fiducia tra migranti e soggetti finanziari formali, vuol dire semplicemente rendere i migranti anch’essi bancabili.

Cristina: E a oggi quanti utenti avete?

Chris Richmond: Dopo 4 anni siamo a oltre 100.00 utenti attivi in piattaforma. Abbiamo circa il 20% degli utenti che non sono in Italia, sono ancora in medio oriente, Africa o sud-est asiatico, circa 15.000 profili altamente qualificati individuati e supportato l’inserimento lavorativo di circa 1.900 persone.

Cristina: Una percentuale importante però bassa nel contesto. Come mai secondo te?

Chris Richmond: Non siamo nati con l’ambizione di fare inserimento lavorativo, ma siamo nati con l’ambizione di fare emergere le competenze e il talento. Nel corso del tempo, analizzando i dati ci siamo resi conto che potevamo ambire a qualcosa di più e a inizio 2018 abbiamo deciso di iniziare a testare l’inserimento lavorativo. 2018, 19 e in qualche modo abbiamo avuto delle riduzioni agli inserimenti lavorativi anche dovuti alla pandemia e stiamo comunque cercando di lavorare su quei settori maggiormente richiesti attualmente dal mercato del lavoro. Sicuramente l’informatica e la tecnologia, ciò che riguarda le traduzioni e l’interpretariato, sicuramente meccanica e meccatronica, in parte anche delivery quindi logistica e molta sanificazione e ciò che riguarda ovviamente servizi alla persona quindi caregivers.

Cristina: Chris c’è una storia che vuoi condividere con noi?

Chris Richmond: Ce ne sono tante, sicuramente la storia di un giovane ingegnere informatico tunisino arrivato in Italia un paio di anni fa, e che ha cercato di trovare opportunità lavorativa come lavapiatti, è entrato in piattaforma e dopo poche settimane ha dimostrato tutto il suo talento. Ha avuto 12 richieste di inserimento lavorativo e ha potuto scegliere per quale azienda andare a lavorare. Oggi si occupa, per quell’azienda, di collaudare gli impianti industriali e dopo 3 mesi di tirocinio ha avuto una conversione del suo tirocinio in un contratto a tempo indeterminato. Questa è una delle tante storie che siamo riusciti nel nostro percorso a trasformare da sogno in realtà.

Cristina:  Grandissimo lavoro, veramente auguri per ogni bene e grazie Chris. Dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU questa impresa adempie a 1 zero povertà, 4 educazione di qualità, 8 lavoro dignitoso, 9 industria innovazione e infrastrutture, 10 ridurre le disuguaglianze, e 11 città e comunità sostenibiliOcchio al futuro

In onda il 1-5-2021

Cosa significa digitalizzare il Duomo di Milano?

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Parliamo spesso di tecnologia al singolare ma le applicazioni sono tantissime. Possono comportare investimenti audaci però consentono, come nel caso del Duomo di Milano, di facilitare i lavori di manutenzione e restauro del suoi 2 milioni mt3 e di implementare la nostra conoscenza della cattedrale più grande d’Italia.
Ringrazio 3DSurveyGroup del Politecnico di Milano per l’esperienza aumentata che sarà frutto di sorprendenti applicazioni e Living3D per la visita virtuale del museo che un giorno consentirà di far rivivere la storia di 6 secoli di costruzione.

Cristina: Grazie alle tecnologie, possiamo viaggiare nello spazio e nel tempo. Oggi visitiamo il Duomo di Milano e il tour inizia da casa. La digitalizzazione degli archivi consente di ripercorrere tutte le fasi della storia e della costruzione della cattedrale più grande d’Italia durata 600 anni. E con la Duomo Card, si può anche accedere a webinar e percorsi formativi. Ma adesso venite con me. Il lavoro qui non si è mai fermato. Adesso incontriamo l’Ingegner Canali, il 48esimo Architetto del Duomo, che si occupa del continuo restauro di questo fenomenale monumento. Buongiorno Ingegnere, che ruolo ha per voi la tecnologia?

Francesco Canali: Un ruolo fondamentale. Negli ultimi dieci anni abbiamo dedicato quasi, insieme al Politecnico di Milano, 30.000 ore di lavoro per avere dei 2 milioni di mt3 che sono il volume del Duomo, una rappresentazione con 60 miliardi di punti che ci consente di avere un’immagine digitale del Duomo stesso perfettamente sovrapponibile a quella reale con la quale organizzare tutto il sistema informativo. Puoi dare anche un’occhiata.

Cristina: Qui ho un menu. Qui vedo un ologramma della colonna. È fenomenale. Adesso appare la colonna in miniatura, più o meno di questa grandezza. Entro dentro al capitello e qui lo posso ingrandire. Però Ingegnere, immagino che come strumento consenta intanto di integrare 600 anni di archivio.

Francesco Canali: Si, anche perché è difficile consultarlo. Invece così, riferendolo a quello che si vede diventa immediato.

Cristina: È meraviglioso. L’esperienza aumentata è fenomenale. Certo che però quella fisica è impagabile.

Francesco Canali: Certo, poterci venire sul Duomo è sempre meglio. Un posto davvero bello. Poi con le giornate di bel tempo ancor di più.

Cristina: E il museo?

Francesco Canali: Il museo è chiuso, siamo in un periodo in cui non si può visitare. È proprio li sotto di noi, però basta avere un tablet e tutto diventa possibile.

Cristina: Siamo nel museo adesso, davanti al modellino del Duomo?

Francesco Canali: Eh no, lo chiamiamo “modellone”. Ed è l’equivalente della rappresentazione digitale che vedevamo prima però fatta nel XVI secolo. Il modello con il quale il Duomo è stato via via costruito e che, da ultimo, è stato usato per capire le giuste proporzioni della facciata principale. In legno di tiglio, è una riproduzione perfetta. L’immagine che abbiamo del “modellone” è un’anteprima del percorso di visita digitale di tutto quanto il Museo del Duomo che a breve sarà disponibile sul sito della Veneranda Fabbrica.

Cristina: E che sarà quindi un modo di preparare la visita ma porterà poi anche a diverse applicazioni?

Francesco Canali: L’insieme delle tecnologie digitali che abbiamo scorso velocemente oggi può far immaginare un corto circuito perfetto tra il passato, il presente e il futuro. E perché no, arrivare a immaginare anche di fare incontrare Gian Galeazzo, un suo ologramma, che spiega perché se ne stava in cima alla guglia Carelli.

Cristina: Che meraviglia, grazie mille. Queste tecnologie adempiono agli OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE dell’ONU 4 educazione di qualità, 8 lavoro dignitoso, 9 industria innovazione e infrastrutture e 11 città e comunità sostenibili. Grazie ingegnere per questa meravigliosa esperienza. Occhio al futuro

In onda il 24-4-2021

Crowdfunding per tutti con Produzioni dal Basso

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Produzioni dal Basso è la prima piattaforma italiana di crowdfunding, attiva dal 2005. Permette a chiunque di proporre e raccontare in modo semplice il proprio progetto, raccogliendo fondi per realizzarlo, che sia un progetto di tipo sociale, ambientale o educativo.

Cristina: Oggi vi parliamo di una piattaforma che consente ai cittadini di dare o ricevere contributi economici per cause in cui credono. C’è di tutto, dal ristorante che per reinventarsi ha bisogno del sostegno della comunità, a centri di cura e accoglienza, progetti culturali sociali anche in collaborazione con diversi comuni italiani o associati agli SDG. Buongiorno Marta. Come funziona la vostra piattaforma?

Marta Dall’Omo: La nostra piattaforma permette a qualsiasi soggetto, che sia un soggetto sub-giuridico o che sia una persona fisica, di raccogliere fondi online in maniera semplice e trasparente. Attraverso la nostra piattaforma quindi, chiunque può lanciare la proprio campagna di raccolta fondi per realizzare il proprio progetto, che sia in ambito culturale, sociale, che sia un progetto di start-up o d’impresa.

Cristina: Immagino che in questo momento di crisi molti si rivolgano a voi. Quante richieste avete?

Marta Dall’Omo: In questo momento ci sono più di 500 campagna attive e in generale, nella storia della nostra piattaforma, abbiamo raccolto oltre 15 milioni di euro da una comunità di donatori di oltre 300.000 persone. I progetti finanziati sono più di 5.000.

Cristina: Alcune piattaforme danno i soldi solo se raggiungi il tetto richiesto, voi come vi comportate?

Marta Dall’Omo: Noi abbiamo quattro modelli di raccolta fondi, alcuni presuppongono questo tipo di funzionamento, quindi spetta al progettista ovvero colui che lancia la campagna, scegliere quale modello preferire, se utilizzare una modalità di raccogli tutto, quindi qualsiasi sia l’obiettivo, i fondi raccolti andranno nelle disponibilità del progetto oppure un obiettivo di raccolta – se non viene raggiunto quell’obiettivo non si ha accesso a quei fondi.

Cristina: Diciamo per i telespettatori, i fondi vengono restituiti ai donatori..

Marta Dall’Omo: Certamente, in quel caso i fondi non vengono neanche processati. Nella modalità “tutto o niente” per dirla in gergo, le donazioni vengono solamente promesse, quindi non c’è proprio una movimentazione di denaro se l’obiettivo non viene raggiunto.

Cristina: Chi ha bisogno di fondi ma non sa come fare?

Marta Dall’Omo: Sulla nostra piattaforma molto spesso ci sono delle iniziative, dei bandi, che vengono proposti da alcuni brand, associazioni, aziende, università, che quindi decidono di partecipare o co-partecipare alla creazione di alcune campagne e di alcuni progetti. Ovviamente se vengono raggiunti dei presupposti, per esempio il raggiungimento del 50% dell’obiettivo di raccolta.

Cristina: Avete un sistema anti-truffa?

Marta Dall’Omo: Allora, diciamo che la piattaforma fa dei controlli periodici, quindi controlla tutte le campagne che vengono proposte. In più insieme ai sistemi di pagamento integrati in piattaforma facciamo delle verifiche anti-riciclaggio e come terzo, ma non meno importante controllo, la comunità valida le idee e sostanzialmente decide se sostenerlo oppure no.

Cristina:  E poi avete una sezione dedicata agli SDGs…

Marta Dall’Omo: Qualche tempo fa abbiamo lanciato una sfida verso la nostra community, abbiamo immaginato che oltre alla finalità della raccolta fondi, i nostri progettisti avessero finalità più alte, e quindi potessero indicare i loro progetti in quale area d’impatto avesser appunto un impatto. Ed è stata incredibile la risposta, oltre 3.500 progetti in pochissimo tempo hanno indicato almeno un obiettivo d’impatto all’interno della loro campagna e quelli maggiormente indicati sono il numero 10, il numero 4 e il numero 3.

Cristina:  Grazie Marta. Per la comunità di questa piattaforma ridurre le disuguaglianze, sostenere educazione di qualità e salute per tutti sono la priorità. Come vedete, gli SDG sono veramente una mappa utile per progredire verso uno sviluppo necessario. Occhio al futuro

In onda il 6-3-2021

Life Based Value, la piattaforma che trasforma la genitorialità in master

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Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value, partendo dalla sua esperienza di vita quando è diventata mamma, ha creato una piattaforma per trasferire le “soft skills”, sviluppate quando ci si prende cura degli altri, in ambito professionale.

Cristina: Tutti noi ci prendiamo cura di giovani e/o anziani, e sappiamo quante competenze servono per farlo bene. Oggi incontriamo una donna che, partendo dalla sua esperienza di vita, ha creato un metodo per trasferire le “competenze soft” in ambito professionale. Riccarda com’è nata la tua idea e come funziona?

Riccarda Zezza: È nata dal fatto che quando sono diventata mamma ed ero manager in una grande azienda ho scoperto che essere madre era una problema nel mondo del lavoro, mentre invece la stessa azienda mi mandava a fare formazione in una serie di competenze soft che proprio l’esperienza della maternità stava allenando benissimo. Pensa ad esempio alla gestione del tempo, la gestione delle crisi, l’empatia. Ho visto un grande paradosso, un grande spreco, perché le aziende spendono tantissimi soldi in formazione per una serie di competenze che la vita allena in modo naturale. Questo è successo 7-8 anni fa, da li è partita la ricerca che ho fatto con Andrea Vitullo che è un executive coach, ed effettivamente abbiamo scoperto che quando si diventa genitori si migliorano una serie di competenze che servono al mondo del lavoro. Sette anni dopo, oggi, questo metodo di apprendimento lo vendiamo alle aziende attraverso una piattaforma digitale, quindi le nostre aziende clienti aprono il percorso digitale neogenitori, neomamme o neopapà, ma anche da qualche tempo caregiver dei propri genitori, perché ogni esperienza di cura migliora queste competenze e le persone possono scoprire come prendersi cura di un bambino o un anziano migliorino proprio le competenze che servono nel mondo del lavoro.

Cristina: Questa iniziativa adempie a ben 8 SDG: 3, 4, 5, 8, 9, 10, 16 e 17. Adesso qual’è il tuo sogno?

Riccarda Zezza: Oggi siamo in 23 paesi e gli utenti della piattaforma ci dicono che già hanno queste energie, queste competenze e hanno solo bisogno dello spazio per portarle nel mondo e nella società. Il mio sogno è quello di arrivare il più velocemente possibile a dimostrare all’economia e alla società che prendersi cura è un valore, è un bisogno che la specie umana ha, e ha dentro tutte quelle energie e quelle risorse che oggi stiamo cercando nei posti sbagliati.

Cristina: Grazie Riccarda. Saper osservare e riflettere, valutare obiettivi e prendere decisioni, migliorarsi, adattarsi, e giocare, rende tutto più facile. Occhio al futuro!

In onda il 21-3-2020

Econyl, il filato di nylon rigenerato

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L’industria tessile nel suo insieme è tra i più grandi inquinatori. Però, c’è chi sta invertendo questo impatto da negativo a positivo: Aquafil, con il suo filato Econyl, produce fibre da rifiuti scarti e nuovi materiali attraverso azioni concrete di rispetto per l’economia la società e l’ambiente, lungo tutta la filiera.

Cristina: Sappiamo che l’industria tessile nel suo insieme è tra i più grandi inquinatori. Però, c’è chi sta invertendo l’impatto da negativo a positivo producendo fibre tessili da scarti, rifiuti e nuovi materiali. In quest’azienda le fabbriche sono alimentate al 100% da energie rinnovabili, si usa acqua a ciclo chiuso in ogni fase di lavorazione. Sono stati avviati protocolli ambientali lungo tutta la filiera, e attivati progetti educativi in azienda per i dipendenti e nelle scuole. Si fa ricerca su nuovi materiali da biomassa, ogni anno si riducono le emissioni di gas serra, si promuovono programmi per la tutela dei mari e per tutti i prodotti si fa l’analisi del ciclo di vita. Queste azioni, nel loro insieme, adempiono alle indicazioni di ben 8 dei 17 SDG – gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU! Per ogni 10.000 tonnellate di materia prima da processo di riciclo si risparmiano 70.000 barili di petrolio e l’equivalente di 57.100 tonnellate di CO2.
Oggi vi mostriamo come vengono trasformate le reti da pesca, insieme ad altri rifiuti di nylon. Nel 2018 sono stati recuperati 78 tonnellate da ONG che operano in tutta Europa. Una volta pulite, le reti vengono trasformate chimicamente, poi il liquido diventa polimero, e il polimero si trasforma in filo. Il risultato è che sempre più filati derivano da un processo di rigenerazione. Per diventare tappeti, occhiali, borse, abiti, costumi da bagno.
Dottor Bonazzi, si può immaginare di rispondere alla richiesta di mercato di nylon solo con materiali di recupero e di riciclo?

Giulio Bonazzi: No, purtroppo no, neanche si potesse recuperare tutto il nylon, non sarebbe mai sufficiente per garantire le necessità future. Oltre a ciò è importante capire che riciclare ha un suo impatto ambientale, noi cerchiamo di farlo al meglio, ma è importante capire come si ricicla e come ridurre al massimo l’impatto durante il ciclo.

Cristina: Che cosa significa per lei innovare? Come cittadino e come imprenditore?

Giulio Bonazzi: Innovare per me significa smettere qualcosa di vecchio per fare qualcosa di nuovo. Ad esempio bisogna ricordarsi che prima di riciclare bisogna ridurre le materie prime, riusare e poi riciclare.

Cristina: Avete già pronta una nuova famiglia di materiali?

Giulio Bonazzi: Si l’abbiamo, vogliamo produrre il nylon da fonti rinnovabili ossia da biomasse, anzi abbiamo già prodotto i primi chili.

Cristina: Che differenza c’è tra il filo derivato dal petrolio, da riciclo e da biomassa?

Giulio Bonazzi: Nessuna, i tre prodotti sono perfettamente identici ma fa una grande differenza per l’ambiente. È un bell’esempio di economia circolare.

Cristina: Grazie Dottor Bonazzi. Occhio al futuro!

In onda il 18-1-2020

Grey Panthers, il portale della “grey age”

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In un mondo sempre più digitalizzato, cittadini di tutte le età sono chiamati a risolvere burocrazie online, c’è chi ha pensato alle fasce d’età nate nell’era analogica. Grey Panthers è un’iniziativa fenomenale, che mette i giovani al servizio delle generazioni più avanzate.

Cristina: In un mondo sempre più digitalizzato dove persone di tutte le età sono chiamate a risolvere questioni burocratiche online, c’è chi ha pensato alla fascia di età più avanzata, nata nell’era analogica. Non è facile per chi è anziano adattarsi al progresso. Qui a Milano è nata un’iniziativa fenomenale che mette i giovani al servizio delle generazioni più avanzate. Dottoressa Paesano, ci racconti di Grey Panthers.

Vitalba Paesano: Grey Panthers, intanto, è un giornale che si rivolge ai senior. Siamo il portale della “grey age”, abbiamo un pubblico che grazie solo al passaparola sta raggiungendo una massa critica interessante perché possiamo, con orgoglio, dire che siamo 84,000.

Cristina: E mette insieme nonni e nipoti o i figli e genitori, attorno ad un processo educativo necessario. Probabilmente funziona da tutte e due le parti.

Vitalba Paesano: Abbiamo accolto molto volentieri un progetto, oramai quattro anni fa, di Assolombarda che permetteva di fare l’alternanza scuola lavoro per i giovani. Noi l’abbiamo fatto con gli studenti dell’Istituto Molinari e si sono trasformati loro stessi in professori e sui banchi di scuola sono andati i senior e a fare i professori erano i ragazzi.

Cristina: Christian, che cosa ti da quest’esperienza di insegnante?

Christian Garcia: Posso sentirmi utile alle persone che hanno necessità.

Cristina: Se tu dici agli amici “vado a lavorare da Grey Panthers”, ti guardano un po’ strano oppure..

Christian: Chi conosce il progetto mi ringrazia anche perché può darsi che quella persona che aiuto sia suo nonno.

Laura Bolgeri: L’aiuto che mi da Christian, ad esempio gli chiedo come navigare per fare delle ricerche oppure come contattare una persona, è essenziale.

Diana Banfi: L’anno scorso, mi sono messa alla pari con mio nipote di 12 anni, l’ho aiutato in tutte le ricerche per le tesine dei suoi esami di terza media. Mi ha portato in regalo una pianta di rosmarino dicendo che “è merito anche tuo se ho preso questo voto”

Vitalba Paesano:  Però non ci bastava, perché una volta finiti i corsi avevamo anche il sospetto che qualche senior si dimenticasse quello che aveva imparato. Quindi, da due anni, abbiamo aperto uno sportello digitale, che è aperto 24 ore, quindi sempre. In questo sportello digitale, i nostri lettori possono formulare domande sui loro dubbi, le loro incertezze, su quello che pensavano di sapere e hanno scoperto che non se lo ricordano e cosa via e ricevono entro 24 ore una risposta.

Cristina: In futuro che cosa vuole fare? Quali sono i suoi prossimi passi?

Vitalba Paesano: Pensiamo, ad esempio, alle domande che il pubblico dei senior si pone nei confronti della digitalizzazione di questo paese, quindi i rapporti con la pubblica amministrazione, i rapporti con la sanità digitale. Quindi la qualità di vita dei senior passerà sempre di più attraverso il digitale, questo lo  diciamo da 10 anni. Oggi incominciano a capirli tutto, i senior ce lo chiedono e quindi vogliamo continuare in questa operazione di digitalizzazione del nostro paese.

Cristina: Complimenti e buona fortuna! Il 35% della popolazione italiana ha più di 65 anni. 5 punti al di sopra della media europea. Gli anziani sono una risorsa da valorizzare. Occhio al futuro!

In onda 8-6-2019

Broken Nature – la Triennale di Paola Antonelli

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Paola Antonelli è la più grande fonte d’ispirazione per colmare il divario tra ciò che sappiamo e come viviamo. Broken Nature presenta una moltitudine di idee e soluzioni per diventare cittadini rigenerativi del nostro bel Pianeta. La speranza è che visitiate la Triennale tante volte, ma per chi non verrà a Milano entro l’1 settembre, brokennature.org è una fonte da consultare (anche per chi visiterà la mostra!). Grazie Paola per la tua visione e per la tenacia.

Cristina: Siamo alla Triennale di Milano, Broken Nature, un mostra internazionale e interdisciplinare che durerà fino al 1 di Settembre, che indaga il nostro rapporto con i sistemi naturali, la società umana, con il modo di vivere, produrre e consumare. É curata da una grande italiana, Paola Antonelli, che per l’occasione  è stata prestata dal MoMA di New York.  L’essenza di Broken Nature, cosa vuoi che gli spettatori si portino a casa?

Paola Antonelli: Vorrei che si portassero a casa il fatto che per essere responsabili, per vivere in modo sostenibile, per attivare questo atteggiamento ricostituente, non bisogna sacrificare l’estetica o il piacere, la sensualità o l’eleganza.

Cristina: Spesso gli individui si sentono troppo piccoli per poter avere un impatto. Tu come la vedi?

Paola: Non la vedo così, perché non possiamo contare soltanto sui governi, le istituzioni e arrenderci al nostro destino. Abbiamo un potere enorme che proviene anche dai social media, una persona poi diventa un gruppo, una tribù, una comunità e dopo di che se i governi vogliono avere qualsiasi efficacia devono seguire anche quello che vuole il pubblico.

Cristina: Qual’è il tempo ideale da trascorrere in questa mostra per tornare a casa veramente più nutriti?

Paola: Direi che almeno tre quarti d’ora, un’ora ce li devi mettere. Spero che tanti bambini vengano e che siano ispirati perché alla fin fine il design tra una quarantina di anni andrà come la fisica, ci sarà il design teorico e quello applicato e si trasmetteranno conoscenze a vicenda.

Cristina: E l’aspetto sociale come lo hai declinato?

Paola: Per esempio […] pensò a questo recupero di mais di speci che erano andate perdute e poi usare le barbe e la parte esterna della pannocchia per fare un’intarsio. Anche semplicemente quest’attività che il design può fare per recuperare cultura materiale che si è persa, c’è un grandissimo esempio anche di come si può utilizzare la comunità.

Cristina: Come definisci il designer del XXI secolo?

Paola: Tantissime possibilità di espressione. Per cominciare ci sono i mobili, ovviamente ci sono le auto, ci sono anche i materiali. Ci sono dei designer che progettano scenari o cercano di mostrarci quali potrebbero essere le conseguenze future delle nostre scelte di oggi. Ci sono designer di interfacce che sono per esempio lo schermo e l’interazione del bancomat. Ci sono designer che fanno bio-design, quindi si occupano anche di organismi viventi o progettano con organismi viventi. Neri Oxman e Mediated Matter Group stanno ispirando una generazione di designer che imparano a lavorare con la natura per fare oggetti ed edifici che crescono invece di essere disegnati dall’esterno. Skylar sta lavorando il governo delle Maldive per fermare l’erosione delle spiagge. Stanno tutti lavorando e avendo un grande impatto. Sono molto fiera di tutti.

Cristina: Grazie Paola. Non perdete Broken Nature.

In onda 6-4-2019

Mirrorable, la piattaforma di riabilitazione motoria

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Circa 17 milioni di bambini nel mondo sono stati diagnosticati con paralisi cerebrale infantile, causata da una lesione al sistema nervoso centrale. Combinando la ricerca scientifica e la tecnologia, Francesca e Roberto hanno creato Mirrorable, una piattaforma di riabilitazione motoria che aiuta i piccoli pazienti a muovere le parti “offese” del corpo e a stimolare il potenziale residuo.

Cristina: Oggi vi raccontiamo la storia di una famiglia che ha saputo trasformare un’esperienza devastante,  in un’opportunità, per milioni di bambini nel mondo. Francesca e Roberto, scoprono a pochi giorni dalla nascita che il loro piccolo Mario, ha subito un ictus nel ventre della mamma o appena nato, e che questo ha impattato la parte destra del suo cervello.

Francesca Fedeli: All’inizio è stato difficile per noi accettare questa diagnosi e abbiamo cominciato a cerare medici, cercare soluzioni in giro per il mondo, ma soprattutto a studiare. In questa ricerca, nello studio, abbiamo scoperto il meccanismo dei neuroni specchio, le cellule che si attivano sia quando compiamo un un gesto, afferriamo un oggetto,  sia quando vediamo un’altra persona compiere lo stesso gesto. È da li che poi siamo partiti per Mario per cercare una soluzione che si è rivelata vincente. Infatti è riuscito ad allenare di più la parte sinistra del cervello a compensare per quella destra.

Cristina: Oggi, Francesca e Roberto, queste due persone straordinarie aiutano tantissime famiglie a migliorare la qualità delle loro vite. Circa 17 milioni di bambini nel mondo sono stati diagnosticati con paralisi cerebrale infantile, causata da una lesione precoce al sistema nervoso centrale. Combinando la ricerca scientifica e la tecnologia Francesca e Roberto, hanno creato una piattaforma di riabilitazione motoria, che si chiama Mirrorable e che aiuta i piccoli pazienti a muovere le parti “offese” del corpo e a stimolare il potenziale residuo.

Roberto D’Angelo: Per noi è cambiato tutto quando abbiamo capito una cosa molto semplice: che il modo migliore di aiutare nostro figlio era quello di aiutare tutti i bambini al mondo come lui. Abbiamo fatto disegnare un processo di riabilitazione ai bambini per i bambini stessi e l’unica cosa veramente importante per questi bambini, prima di tutto, era il gioco e la possibilità di imparare nuovi skill motori grazie ad un altro bambino come loro con le stesse condizioni. Qualche anno fa sarebbe stato impossibile ma oggi, grazie alla tecnologia, siamo riusciti a realizzare questo direttamente nelle case di questi bambini. Grazie poi all’intelligenza artificiale siamo riusciti a creare un processo altamente personalizzato sulle emozioni del singolo bambino in modo tale che ne potesse trarre il massimo del beneficio. Per darvi un’idea, in un mese di corso di magia, questi bambini hanno migliorato le proprie capacità bi-manuali di una media del 26%. Un risultato straordinario.

Cristina: La scorsa estate Mirrorable è diventato anche un Camp, e i risultati sono stati molto incoraggianti.

Francesca: I risultati del Mirrorable Camp, in via di pubblicazione, sono stati per noi entusiasmanti perché davvero siamo riusciti a dimostrare che questi bambini migliorano non soltanto dal punto di vista delle capacità bi-manuali, ma anche quelle che sono le loro abilità di apprendimento e migliorano anche gli indicatori di benessere globale, sia del bambino, che di tutta la famiglia.

Cristina: Mai come quando un problema ci tocca da vicino, possiamo diventare parte della soluzione.

In onda 23-2-2019

Forge Reply – realtà virtuale

By sdg 3, sdg 4, sdg 9, technology

La realtà virtuale e la realtà aumentata non sono solo strumenti per divertirsi, ma anche per formare professionisti in vari ambiti o per mostrare lo sviluppo di complessi macchinari industriali prima che vengano prodotti. Forge Reply ci ha mostrato com’è possibile. Siete pronti a stupirvi?

Realizzano applicazioni che sfruttano la realtà virtuale e la realtà aumentata che integrano apprendimento e intrattenimento per permettere a bambini e ragazzi di imparare giocando, o per rinforzare la formazione del personale all’interno di una cornice aziendale. Mettono anche le loro competenze al servizio degli istituti ospedalieri o dei centri riabilitativi che sempre più vedono nelle tecnologie AR e VR dei validi strumenti per il trattamento di diverse patologie.

RIABILITAZIONE CON REALTÀ VIRTUALE IMMERSIVA

La realtà virtuale, e in particolare la Telepresenza Immersiva Virtuale (TIV), offre un approccio innovativo per supportare il recupero funzionale delle abilità nei pazienti affetti da disturbi cognitivi nelle fasi iniziali, disturbi motori quali ictus o malattia di Parkinson, disturbi psicologici come ansia, fobie o stress.

Forge Reply ha progettato un “Cave”, una intera stanza virtuale dove si sperimenta la Telepresenza Immersiva Virtuale (TIV), dove è possibile simulare i tipici scenari in cui vengono trattati alcuni disturbi. Il Cave è un sistema integrato che permette di ricostruire una realtà vera, considerando le sollecitazioni cognitive, uditive e visive. Grazie alla visione 3D stereostopica, legata a un sistema di tracciamento della posizione, il sistema permette una corretta lettura degli spazi, dei volumi e delle distanze, dando così la netta sensazione di essere immersi all’interno della scena virtuale proiettata sugli schermi.

LA REALTÀ VIRTUALE PER LA FORMAZIONE

In ambito aziendale, hanno sviluppato una piattaforma e-learning dedicata alla formazione del personale per le operazioni di installazione e manutenzione sui quadri di media tensione. La piattaforma è composta da due moduli interattivi, uno basato su tecnologia 3D interattiva Unity 3D per uso via web, ed uno uso in realtà virtuale con visore HTC Vive. In entrambi i moduli le operazioni di manutenzione virtuali implementate riproducono fedelmente le relative procedure operative. La visualizzazione interattiva dell’oggetto in 3D, consente all’utente una precisa ed efficace comprensione del prodotto in un ambito dove l’aspetto sicurezza è di fondamentale importanza: con questo strumento, si vuole offrire la possibilità di simulare in assoluta sicurezza delle azioni potenzialmente pericolose.