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La carne del futuro

By sdg 15, sdg 2, sdg 3, technology

Sappiamo che gli attuali livelli di consumo di acqua potabile e terra coltivabile rischiano di compromettere la capacità del pianeta di rigenerarsi, ma esistono sempre più soluzioni sostenibili in grado di alleggerire il consumo di risorse naturali. Ad esempio, per la produzione di cibo. Gli allevamenti e la produzione di carne hanno un impatto negativo sull’ambiente. Ma esistono alternative, ogni giorno più economiche ed efficaci. Questa è una da tenere d’occhio.

Cristina: Globalmente, continua a crescere il consumo di carne, anche se sappiamo che gli allevamenti intensivi hanno un impatto ambientale oramai insostenibile. Ma ci sono alternative! Oggi ve ne raccontiamo una davvero originale.

Mark Post: Siamo stati i primi a farlo, ma non i primi ad avere l’idea. Winston Churchill nel 1932 aveva già alluso a questa possibilità.

Cristina: Quanto tessuto prelevate da una mucca per far crescere un hamburger in laboratorio?

Mark: Beh, in teoria è sufficiente solo una cellula. Ma in realtà, prendiamo un piccolo lembo di muscolo tramite la agobiopsia e otteniamo circa 200 cellule. Il prelievo si può fare da qualsiasi muscolo.

Cristina: Quanto ci vuole per far crescere un hamburger?

Mark: 9 settimane.

Cristina: E poi? Da quel momento in poi?

Mark: Beh è un processo esponenziale in 2 fasi: la prima è far crescere un gran numero di cellule. E quando ne hai tante, puoi incominciare a creare i tessuti. Per creare un hamburger, per esempio, ci vogliono 9 settimane. Per creare 2 hamburger ci vogliono 9 settimane e 2 secondi. E per creare 50 mila hamburger ci vogliono 9 settimane più una. Quindi in realtà non è tanto importante il tempo di crescita, ma piuttosto le quantità che possiamo produrre. Nel 2013 il prototipo di hamburger costava circa 250 mila €. Se lo coltivassimo ora, con la stessa tecnologia per avere una produzione su larga scala, il costo sarebbe di circa 10-11 dollari per hamburger.

Cristina: E a che prezzo puntate?

Mark: Meno di un hamburger normale. Sappiamo già cosa dobbiamo migliorare per abbassare il prezzo. Non è complesso. Ma qualcuno deve farlo.

Cristina: Qual è l’attitudine mentale dei consumatori verso la carne coltivata in laboratorio?

Mark: Le persone sono in grado di comprendere i vantaggi di questa procedura. All’università di Oxford hanno calcolato che si ridurrebbe il consumo di suolo degli allevamenti di bestiame del 90%. Il fabbisogno di acqua dolce del 90%. E di energia del 60%, a seconda delle aree. E anche se il risparmio energetico è inferiore rispetto a quello di terra e acqua, va considerata la riduzione del metano emesso dalle mucche. C’è anche un vantaggio in termini di gas serra, a parità di energia consumata.

Cristina: Presto sarà possibile coltivare in vitro tutto quello che vogliamo. Che ci piaccia o no!

Peptidi – Nora Khaldi

By sdg 3, technology

Avete mai sentito parlare di un peptide? Forse no, ma sicuramente conoscete l’endorfina che è un peptide. Si tratta di una semplice catena di aminoacidi, con un grandissimo potenziale. Alcuni peptidi, infatti, posso modulare le funzioni fisiologiche dell’organismo, permettendoci di ridurre infiammazioni, diabete, la perdita di massa muscolare e combattere l’invecchiamento. Ce lo racconta la matematica irlandese Nora Khaldi che abbiamo intervistato ad Amsterdam. Con il suo team estraggono peptidi dal cibo, dove sono naturalmente presenti, e ne testano l’efficacia nel rigenerare cellule e tessuti. Con risultati sorprendenti.

Cristina: Nora Khaldi è una matematica. Per lei questo frutto, una mela, è molto più di quanto è per noi e adesso ci spiegherà perché.

Nora Khaldi: Quando ho cominciato a lavorare sul cibo, non ho più visto questa come una mela. Per me è un insieme di dati, trillioni e trillioni di molecole che interagiscono tra loro e anche con il corpo umano. Identificando i peptidi, quindi il segmento della proteina attiva, e sciogliendoli dal legame chimico, si trasformano in ingredienti attivi con grossi vantaggi per la salute.

Cristina: Non basta mangiare la mela per avere i benefici dei peptidi?

Nora Khaldi: No, puoi mangiare tutte le mele che vuoi, ma otterrai ben pochi benefici da quel specifico peptide. Il bello dei peptidi è che sono molto flessibili, si legano con precisione ai loro obiettivi e inoltre non lasciano residui nel corpo. Non tutti i peptidi sono attivi, hanno una sequenza di amminoacidi che permette loro di legarsi a un recettore associato a un’infiammazione. E per quei pochi secondi o pochi minuti per cui sono legati, l’infiammazione si riduce, ma la cosa bella è che i benefici restano molto evidenti anche dopo qualche giorno. Il nostro obiettivo è quello di estrarre i peptidi migliori tra quelli che si trovano in qualsiasi cibo e capire come si legano al corpo umano e come regolano le malattie.

Cristina: In questo processo come usi la tecnologia?

Nora Khaldi: Stiamo analizzando cibi di tutto il mondo, in particolare vegetali e cereali e da piccole quantità di cibo riusciamo ad estrarre moltissime informazioni, prendiamo campioni, estraiamo dati, li mettiamo in relazione per trovare nuovi peptidi al loro interno e poi scegliamo i più efficaci. Stiamo lavorando in particolare su quattro condizioni: l’infiammazione, il diabete, l’anti invecchiamento -soprattutto della pelle, attraverso la stimolazione del collagene, l’elasticità e la rigenerazione cellulare- e in ultimo il recupero e il mantenimento dei muscoli, perché è determinante per la nostra salute complessiva. Abbiamo identificato peptidi che stimolano il recupero e il mantenimento del tono muscolare.