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Cristobal Jodorowsky – Lo sciamano di famiglia

By Ottobre 10, 2022Ottobre 25th, 2022features, recent

I nostri problemi? Hanno radici antiche e profonde nelle vite degli avi. La soluzione: scoprire che cosa si nasconde nell’albero genealogico.

 

“Quanto assomiglia a sua mamma”, “però il carattere è tutto del papà!”. Queste frasi fatte le sentirete con altre orecchie, se vi capita di seguire un seminario di Cristobal Jodorowsky. “Nella vita danziamo la coreografia del nostro albero genealogico”, spiega Cristobal, poi passiamo anni a cercare noi stessi. I giudizi degli altri sigillano nell’ inconscio un’idea che spesso non corrisponde alla nostra natura più intima. Ci conosciamo per come siamo conosciuti, non per come realmente siamo. Le opinioni, i concetti e le attitudini delle  persone “influenti” nella nostra vita, sono come un vestito, che, strato dopo strato, dobbiamo imparare a togliere. Con grandissimo humor e charme, il giovane Jodorowsky porta “in scena” la sua grande conoscenza dell’essere umano, appresa insieme al padre Alejandro, durante una vita di ricerca. Hanno aperto i sentieri dello psicosciamanesimo, della biogenealogia, dello studio dell’albero genealogico e della psicomagia., conclude Alejandro. E. Indagando nella vita dei loro”pazienti”, si addentrano nei meandri più remoti della loro mente. Interrogano e ascoltano, per poi “prescrivere” la cura con atti di psicomagia. “Accedere ai problemi di una persona significa entrare nella sua famiglia, penetrare l’atmosfera psicologica del suo ambiente”, scrive Alejandro Jodorowsky in “Psicomagia”, edito da Feltrinelli. “Tutti siamo marcati, per non dire contaminati, dall’universo psicomentale dei nostri antenati. Così molti individui fanno propria una personalità che non è la loro, ma che proviene da uno o più membri della loro cerchia affettiva. Nascere in una famiglia è, diciamo, essere posseduto. Questo possesso si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone, proiettando sui suoi figli ciò che prima era stato proiettato su di lei…a meno che non si acquisti coscienza della situazione e si rompa il circolo vizioso”Racconta Cristobal:“A 15 anni ero già impegnato in questo cammino, e ho avuto la fortuna che mio padre iniziasse a sperimentare su di me la sua conoscenza. Sono stato la sua cavia per ogni pratica che abbiamo incontrato: dal massaggio sciamanico alla meditazione zen. Era tutto così intenso che non volevo più andare a scuola!  Sono nato con i tarocchi di marsiglia in mano, è partita lì la ricerca di Alejandro, ma non è mai stato un interesse folcloristico. Poi è giunto allo studio dell’albero, che mi ha appessionato più di tutti. Per “guarirlo”, ha indagato il corpo metaforico (la nostra identificazione con ciò che ci circonda, contro ciò che realmente siamo,ndr.) e la psicomagia. Tutto ciò che trasmetto è risultato di esperienze vissute in prima persona, il nostro è un metodo molto concreto. Per guarire le mie ansie”, prosegue Cristobal, “dovevo lavorare su tutta la mia famiglia, conoscere gli antenati che vivono in me, dialogare con loro, aiutarli ad evolvere, perdonarli, e farmi perdonare da loro. Aprendo la mente, con la fantasia, siamo diventati un’altra famiglia, lavorando sull’albero, ci siamo trasformati. Gli antenati sono diventati miei alleati, sostenengono il mio mondo interiore, guidandomi”. Prendere consapevolezza del proprio albero apre le porte al mito che è in ciascuno di noi. Dalla famiglia, che influenza profondamente il nostro sentire, arriviamo a capirci meglio. Ci portiamo addosso un palco di rami, fitto, misterioso, ripetitivo. Lo studio della genealogia offre indizi che portano a comprendere il rapporto che abbiamo col nostro corpo, nostra unica vera casa, con le emozioni, e con la forza del nostro intelletto. Questi tre livelli dell’essere: fisico, emotivo e del pensiero, sono influenzati dalle tre generazioni che ci hanno preceduto: rispettivamente, dai genitori, i nonni e i bisnonni.

Cristobal insegna a comprendere le dinamiche che abbiamo ereditato, e a modificarle. Con una straordinaria capacità interpretativa, recita i ruoli di genitore e figlio, di marito e moglie, cogliendo a pieno i classici comportamenti che entrano in gioco. Come in “Opera Panica” la famiglia Jodorowsky  porta in scena nei teatri l’allegoria delle nevrosi quotidiane, e con grande umorismo, toccano le corde più intime di ognuno di noi, così tramite le “terapie paniche”, Alejandro e Cristobal aiutano a muovere dinamiche comporamentali fissate nel nostro inconscio. Primo passo è osservare il proprio albero: chi, in famiglia, ci assomiglia di più nel carattere? Che rapporto abbiamo con i nostri genitori? E i nostri genitori con i loro? I nonni andavano d’accordo? A questa analisi, segue l’azione dell’atto psicomagico, che viene assegnato dopo una minuziosa e scrupolosa indagine della storia personale.

Così guidata, la ricerca sugli avi svela una prospettiva nuova sugli intrecci e le dinamiche potenti che si innescano all’interno di una famiglia. Si scopre un mondo ricco di avventure e sventure, di enigmi e segreti, che sono poi le nostre lotte e le nostre conquiste.  “Sono arrivato ai lavori sull’albero e allo psicosciamanesimo perché il rapporto con mio padre e con tutta la mia famiglia era molto doloroso”, racconta Cristobal. “Ho un’ eredità artistica forte, da parte di entrambi i gentitori, e da bambino ero profondamente traumatizzato. Soffrivo così tanto che mi son detto: affronto il mio malessere o mi suicido. Strada facendo, però, ho imparato a curarmi, e oggi aiuto gli altri a risolvere le difficoltà a trovare sé stessi. Ho capito che ho una missione. Come mio padre. Faccio teatro, cinema, dipingo, e mescolo arte e conoscenza in un percorso che definisco di neo-misticismo. Quando insegno, la mia esperienza di attore è preziosa. La bellezza è una potente medicina”. Cristobal, come Alejandro, hanno allenato all’ennesima potenza la loro sensibilità artistica, lavorando con sciamani e maestri in ogni parte del mondo. Come gitani, hanno viaggiato fuori e dentro sè stessi, per codificare un linguaggio. Ora lo usano per instaurare un dialogo con l’inconscio. A differenza, però, di un’analisi interpretativa, di ragionamento, i Jodorowsky propongono l’azione. Dopo un lungo dialogo con l’interlocutore, assegnano atti di psicomagia, copioni da recitare, che superando i confini della ragione, ci portano a contatto con la nostra natura più intima. E’  un tocco di follia che scatena vera magia. Sul risvolto di copertina del libro: “La Danza della Realtà”, di cui si attende la pubblicazione in Italia, Alejandro Jodorowsky scrive:”Della realtà misteriosa, tanto vasta e imprevedibile, percepiamo solo ciò che filtra attraverso il nostro piccolo punto di vista. L’immaginazione attiva è la chiave per una visione più ampia”. I film-culto di Alejandro, quali “El Topo”  e “La Montagna Sacra”, sono saghe surreali, in cui la metafora è spesso pungente. A teatro invece, la famiglia Jodorowsky usa volentieri il veicolo della risata. Con humor le loro opere risvegliano reazioni profonde, e con il loro lavoro terapeutico, con la psicomagia, spostano l’azione sui loro interlocutori. Di fronte all’azione,   l’inconscio, soffocato dall’intelletto, reagisce con stupore. “Ogni essere umano dovrebbe fare un lavoro terpeutico su se stesso”, racconta ancora Cristobal. “Dovrebbe essere obbligatorio, imposto dal servizio sanitario nazionale, come le vaccinazioni! Servono anticorpi positivi, meta-gruppi di persone che lavorano su un più alto livello di consapevolezza“. Procedendo nel lavoro, i Jodorowsky hanno compreso quanto le caratteristiche emotive e psicologiche incidano nella genesi delle malattie.“Non sono medico, ma lavoro con medici”, spiega ancora Cristobal. “Ogni malattia, nella sua lingua, parla di qualcosa che è nascosto. Con lo studio che chiamiamo bio-genealogia, si cerca il conflitto emotivo che la causa, la difficoltà che non trova altra via d’uscita. Il corpo somatizza tutta la realtà che lo circonda, è un sistema simbolico che parla della storia attraverso i suoi diversi elementi. La collera troppo repressa, ad esempio, può causare l’ulcera, ogni “sede” del corpo vuole raccontare qualcosa. Io non guarisco dalle malattie, ma mi impegno ad indicare uno strategico percorso perché ognuno possa concretamente divenire il guaritore di sé stesso” Nell’albero ci sono diamanti, ma per trovarli bisogna potare, poi concimare. Così si diventa giardinieri della propria anima.

Pubblicato su Specchio – LA STAMPA