

Environmental Performance Index (EPI) è un rapporto biennale che da 25 anni viene redatto da ricercatori da ricercatori delle università di Yale e Columbia.
L’Environmental Performance Index (EPI) è un rapporto biennale che da 25 anni viene redatto dai ricercatori delle università di Yale e Columbia. La sua longevità, la metodologia rigorosa e la qualità dei dati — raccolti dai migliori enti di ricerca internazionali — fanno dell’EPI il riferimento più autorevole per analizzare e confrontare le politiche ambientali nel mondo.
Nell’edizione 2024, pubblicata a inizio giugno, sono state introdotte nuove metriche per valutare la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG), la gestione delle aree protette e la capacità degli stati di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del nuovo Global Biodiversity Framework.
Il report ha valutato 180 paesi attraverso 58 indicatori suddivisi in 11 categorie, raggruppate in tre obiettivi principali:
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mitigazione dei cambiamenti climatici (30% del punteggio),
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salute ambientale (25%),
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vitalità degli ecosistemi (45%).
L’Italia nel 2024: miglioramento netto, ma non basta
Nel 2024 l’Italia si è classificata al 29° posto con un punteggio di 60,3 su 100, in crescita di circa +4 punti rispetto a dieci anni fa. Un risultato in miglioramento, ma ancora inferiore alla media dei paesi occidentali comparabili, nonostante sia superiore alla media globale.
Salute ambientale: progressi costanti
Con un punteggio di 64,2, l’Italia si posiziona al 36° posto per quanto riguarda la salute ambientale, che include qualità dell’aria, accesso all’acqua potabile, metalli pesanti e gestione dei rifiuti.
Spiccano:
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una qualità dell’aria eccellente (28° posto, 89,5 punti),
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e risultati eccezionali nella riduzione delle emissioni di NO₂ e SO₂, dove l’Italia è prima al mondo in termini di progresso rispetto agli obiettivi.
Resta però critica la gestione dei rifiuti urbani, con un’elevata quantità prodotta pro capite e tassi di recupero inferiori alla media UE.
Ecosistemi: bene acqua e agricoltura, male pesca e biodiversità
La vitalità degli ecosistemi (62,8 punti, 36° posto) mostra segnali contrastanti.
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L’Italia ottiene buoni risultati nella gestione delle risorse idriche e nell’efficienza agricola (soprattutto nella gestione dell’azoto).
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Tuttavia, la situazione è preoccupante nella sostenibilità della pesca, dove il paese si piazza al 124° posto, e nella tutela della biodiversità e degli habitat naturali, con un modesto 53° posto e un peggioramento dell’indicatore legato alle specie minacciate (Red List Index).
Mitigazione climatica: lontani dagli obiettivi di Parigi
Sebbene l’EPI 2024 non fornisca un punteggio disaggregato per ogni paese in questa categoria, le analisi indicano che nessun paese al mondo — Italia inclusa — sta decarbonizzando a un ritmo sufficiente per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Il Climate Change Performance Index (CCPI) 2024, un indice complementare focalizzato esclusivamente sulle emissioni, ha collocato l’Italia al 44° posto, in netto calo rispetto al 29° posto del 2023.
I migliori al mondo
La top 5 della classifica 2024 è guidata da:
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Estonia
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Lussemburgo
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Germania
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Finlandia
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Regno Unito
La Danimarca, che nel 2022 era al primo posto, è ora decima. Gli Stati Uniti d’America si trovano al 34° posto, penalizzati da politiche ambientali e climatiche non sufficientemente ambiziose.
Cosa ci insegna il rapporto EPI
Consultare questo tipo di report è utile per comprendere come politiche pubbliche efficaci, investimenti in infrastrutture sostenibili, la preservazione delle risorse naturali e il coinvolgimento della società civile siano determinanti nel miglioramento delle performance ambientali.
I paesi che ottengono risultati migliori — come Estonia o Lussemburgo — presentano buone pratiche di governance, obiettivi chiari di riduzione delle emissioni, una tutela attiva della biodiversità e strumenti normativi avanzati. L’Italia, pur mostrando segni di miglioramento, ha ancora margini notevoli su cui lavorare, specialmente in tema di decarbonizzazione, biodiversità e sostenibilità ittica.
Fonti dei dati EPI
I dati dell’EPI provengono da fonti di massimo rilievo scientifico come:
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Institute for Health Metrics and Evaluation
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World Resources Institute
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Potsdam Institute for Climate Impact Research
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CSIRO
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FAO – Food and Agriculture Organization
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World Bank
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Sea Around Us Project – University of British Columbia