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Mygrants, la prima app per migranti

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Secondo l’International Organization for Migration il numero di migranti che globalmente tentano di passare i confini è in continua crescita: nel 2000 erano 150 milioni mentre nel 2020, 272 milioni. Non avevo abbastanza riflettuto sul fatto che 90% dei migranti che sbarcano sulle nostre coste sono nativi digitali. Pochissimi dopo il periodo trascorso nei centri di accoglienza trovano lavoro, ma oggi, grazie a Chris Richmond e Mygrants, possono sperare in un futuro dignitoso. È una storia di perseveranza, visione, impegno e lungimiranza, nata dalla mente di un ragazzo ivoriano, che ha saputo creare uno strumento di grande valore umano e sociale. Sono onorata di averlo incontrato e di poter diffondere la sua importante iniziativa.

Cristina: Dall’inizio della Primavera Araba, 10 anni fa, sono sbarcati in Italia circa 800.000 migranti, in cerca di una vita dignitosa. Molti di loro hanno riposto le speranze nell’Europa. Il 90% ha meno di 35 anni ed è tecnicamente nativo digitale, più della metà non ha frequentato le scuole superiori. Dopo circa un anno e mezzo nei centri di accoglienza e poi pochissimi trovano lavoro. Oggi c’è per loro un futuro possibile, grazie alla prima app sviluppata per i migranti, navigabile in 3 lingue con più di 8.000 quiz che valutano le loro ambizioni e i loro talenti. Buongiorno Chris, raccontaci della vostra bella iniziativa. 

Chris Richmond: Abbiamo deciso, nel 2017 di creare questa piattaforma educativa per migranti e rifugiati con l’obiettivo di valorizzare a pieno le loro competenze pregresse, i loro background, i loro talenti e fare in modo che queste competenze e questi talenti possano essere maggiormente spendibili sul mercato del lavoro.

Cristina: Che obiettivi vi ponete e quali risultati state ottenendo?

Chris Richmond: L‘obiettivo sicuramente è quello di innovare il sistema italiano, europeo e internazionale di asilo, facendo in modo che anche i migranti per motivi economici e i futuri migranti per motivi climatici possano muoversi liberamente da punto A, a punto B in modo legale e sicuro. Trovare una modalità di generare maggiore fiducia tra migranti e soggetti finanziari formali, vuol dire semplicemente rendere i migranti anch’essi bancabili.

Cristina: E a oggi quanti utenti avete?

Chris Richmond: Dopo 4 anni siamo a oltre 100.00 utenti attivi in piattaforma. Abbiamo circa il 20% degli utenti che non sono in Italia, sono ancora in medio oriente, Africa o sud-est asiatico, circa 15.000 profili altamente qualificati individuati e supportato l’inserimento lavorativo di circa 1.900 persone.

Cristina: Una percentuale importante però bassa nel contesto. Come mai secondo te?

Chris Richmond: Non siamo nati con l’ambizione di fare inserimento lavorativo, ma siamo nati con l’ambizione di fare emergere le competenze e il talento. Nel corso del tempo, analizzando i dati ci siamo resi conto che potevamo ambire a qualcosa di più e a inizio 2018 abbiamo deciso di iniziare a testare l’inserimento lavorativo. 2018, 19 e in qualche modo abbiamo avuto delle riduzioni agli inserimenti lavorativi anche dovuti alla pandemia e stiamo comunque cercando di lavorare su quei settori maggiormente richiesti attualmente dal mercato del lavoro. Sicuramente l’informatica e la tecnologia, ciò che riguarda le traduzioni e l’interpretariato, sicuramente meccanica e meccatronica, in parte anche delivery quindi logistica e molta sanificazione e ciò che riguarda ovviamente servizi alla persona quindi caregivers.

Cristina: Chris c’è una storia che vuoi condividere con noi?

Chris Richmond: Ce ne sono tante, sicuramente la storia di un giovane ingegnere informatico tunisino arrivato in Italia un paio di anni fa, e che ha cercato di trovare opportunità lavorativa come lavapiatti, è entrato in piattaforma e dopo poche settimane ha dimostrato tutto il suo talento. Ha avuto 12 richieste di inserimento lavorativo e ha potuto scegliere per quale azienda andare a lavorare. Oggi si occupa, per quell’azienda, di collaudare gli impianti industriali e dopo 3 mesi di tirocinio ha avuto una conversione del suo tirocinio in un contratto a tempo indeterminato. Questa è una delle tante storie che siamo riusciti nel nostro percorso a trasformare da sogno in realtà.

Cristina:  Grandissimo lavoro, veramente auguri per ogni bene e grazie Chris. Dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU questa impresa adempie a 1 zero povertà, 4 educazione di qualità, 8 lavoro dignitoso, 9 industria innovazione e infrastrutture, 10 ridurre le disuguaglianze, e 11 città e comunità sostenibiliOcchio al futuro

In onda il 1-5-2021

Cosa significa digitalizzare il Duomo di Milano?

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Parliamo spesso di tecnologia al singolare ma le applicazioni sono tantissime. Possono comportare investimenti audaci però consentono, come nel caso del Duomo di Milano, di facilitare i lavori di manutenzione e restauro del suoi 2 milioni mt3 e di implementare la nostra conoscenza della cattedrale più grande d’Italia.
Ringrazio 3DSurveyGroup del Politecnico di Milano per l’esperienza aumentata che sarà frutto di sorprendenti applicazioni e Living3D per la visita virtuale del museo che un giorno consentirà di far rivivere la storia di 6 secoli di costruzione.

Cristina: Grazie alle tecnologie, possiamo viaggiare nello spazio e nel tempo. Oggi visitiamo il Duomo di Milano e il tour inizia da casa. La digitalizzazione degli archivi consente di ripercorrere tutte le fasi della storia e della costruzione della cattedrale più grande d’Italia durata 600 anni. E con la Duomo Card, si può anche accedere a webinar e percorsi formativi. Ma adesso venite con me. Il lavoro qui non si è mai fermato. Adesso incontriamo l’Ingegner Canali, il 48esimo Architetto del Duomo, che si occupa del continuo restauro di questo fenomenale monumento. Buongiorno Ingegnere, che ruolo ha per voi la tecnologia?

Francesco Canali: Un ruolo fondamentale. Negli ultimi dieci anni abbiamo dedicato quasi, insieme al Politecnico di Milano, 30.000 ore di lavoro per avere dei 2 milioni di mt3 che sono il volume del Duomo, una rappresentazione con 60 miliardi di punti che ci consente di avere un’immagine digitale del Duomo stesso perfettamente sovrapponibile a quella reale con la quale organizzare tutto il sistema informativo. Puoi dare anche un’occhiata.

Cristina: Qui ho un menu. Qui vedo un ologramma della colonna. È fenomenale. Adesso appare la colonna in miniatura, più o meno di questa grandezza. Entro dentro al capitello e qui lo posso ingrandire. Però Ingegnere, immagino che come strumento consenta intanto di integrare 600 anni di archivio.

Francesco Canali: Si, anche perché è difficile consultarlo. Invece così, riferendolo a quello che si vede diventa immediato.

Cristina: È meraviglioso. L’esperienza aumentata è fenomenale. Certo che però quella fisica è impagabile.

Francesco Canali: Certo, poterci venire sul Duomo è sempre meglio. Un posto davvero bello. Poi con le giornate di bel tempo ancor di più.

Cristina: E il museo?

Francesco Canali: Il museo è chiuso, siamo in un periodo in cui non si può visitare. È proprio li sotto di noi, però basta avere un tablet e tutto diventa possibile.

Cristina: Siamo nel museo adesso, davanti al modellino del Duomo?

Francesco Canali: Eh no, lo chiamiamo “modellone”. Ed è l’equivalente della rappresentazione digitale che vedevamo prima però fatta nel XVI secolo. Il modello con il quale il Duomo è stato via via costruito e che, da ultimo, è stato usato per capire le giuste proporzioni della facciata principale. In legno di tiglio, è una riproduzione perfetta. L’immagine che abbiamo del “modellone” è un’anteprima del percorso di visita digitale di tutto quanto il Museo del Duomo che a breve sarà disponibile sul sito della Veneranda Fabbrica.

Cristina: E che sarà quindi un modo di preparare la visita ma porterà poi anche a diverse applicazioni?

Francesco Canali: L’insieme delle tecnologie digitali che abbiamo scorso velocemente oggi può far immaginare un corto circuito perfetto tra il passato, il presente e il futuro. E perché no, arrivare a immaginare anche di fare incontrare Gian Galeazzo, un suo ologramma, che spiega perché se ne stava in cima alla guglia Carelli.

Cristina: Che meraviglia, grazie mille. Queste tecnologie adempiono agli OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE dell’ONU 4 educazione di qualità, 8 lavoro dignitoso, 9 industria innovazione e infrastrutture e 11 città e comunità sostenibili. Grazie ingegnere per questa meravigliosa esperienza. Occhio al futuro

In onda il 24-4-2021

Agenda 2030, a che punto siamo?

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Dalla scorsa stagione guardiamo al futuro sotto la lente dell’Agenda 2030, ratificata nel 2015 dai 193 paesi membri delle Nazioni Unite. È divisa in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e i progressi nel raggiungerli sono monitorati dall’ONU, e in Italia dall’ASviS.
Il COVID-19 ha gettato il mondo in una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti e sta rendendo il percorso verso gli obiettivi ancor più arduo. La pandemia ha fatto peggiorare quasi tutti gli indici e questo mette in risalto quanto abbiamo bisogno di questa Agenda più che mai. È urgente rigenerare i nostri sistemi sociali ed economici, e gli ecosistemi naturali dai quali la nostra vita dipende. Serve la partecipazione di tutti.

Parte I

Parte II

Parte III

Parte I

Cristina:  Dalla scorsa stagione guardiamo al futuro sotto la lente dell’Agenda 2030, ratificata nel 2015 dai 193 paesi membri delle Nazioni Unite. È divisa in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, o SDG, e i progressi nel raggiungerli sono monitorati dall’ONU, e in Italia dall’ASviS.

Il COVID-19 ha gettato il mondo in una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti e raggiungere gli obiettivi indicati dall’Agenda ancor più difficile. La pandemia ha fatto peggiorare quasi tutti gli indici, ma l’origine del virus, come quasi tutte le malattie infettive, è zoonotica, ossia è stata trasmessa dall’animale all’uomo, e questo sottolinea quanto l’Agenda sia più importante che mai. Serve proprio la collaborazione di tutti per rigenerare i sistemi sociali, economici ed ambientali dai quali la nostra vita dipende. La buona notizia è che di soluzioni ce ne sono tante, ma dobbiamo sapere dove siamo per capire dove dobbiamo andare.
Adesso vediamo come siamo messi, punto per punto.

SDG 1 – zero povertà:

Secondo l’Istat, nel 2019 erano quasi 1,7 milioni le famiglie, perlopiù numerose e monogenitoriali, in povertà assoluta. l’Italia è sotto la media europea. Per arrivare a zero povertà entro il 2030, serve una visione a lungo termine.

SDG 2 – zero fame:

L’Italia è in una posizione leggermente migliore rispetto alla media europea, sono aumentate le coltivazioni biologiche e la produttività del lavoro però peggiorano i conti nelle piccole aziende e l’indice della buona alimentazione, che misura il consumo quotidiano di almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura al giorno. C’è una criticità nel nostro paese: manca la manodopera specializzata per alcune coltivazioni. Vediamola come un’opportunità di formazione e impiego. A livello globale i sistemi alimentari e di produzione e distribuzione vanno riformati. Produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Un terzo viene sprecato.

SDG 3 – salute e benessere:

La pandemia ha invertito decenni di progressi. In Italia urge una riforma del sistema sanitario. Nel frattempo cosa possiamo fare noi? Prevenzione e il rispetto delle distanze per contenere i contagi e ridurre la pressione sugli ospedali.

SDG 4 istruzione di qualità:

La chiusura delle scuole in tutto il mondo ha un impatto negativo non solo sull’apprendimento degli studenti, ma sul loro sviluppo sociale e comportamentale. L’Italia è tra i paesi in Europa con meno laureati. Nel 2018 erano il 27,8% contro una media europea del 40,7%. Per quanto riguarda l’impiego dei neolaureati siamo davanti solo alla Grecia, con una media del 56,5% rispetto alla media europea dell’81,6%.

SDG 5 – uguaglianza di genere:

Il mondo è lontano dal conseguire questo obiettivo, ma in Italia grazie all’aumento delle donne in Parlamento e nei consigli di amministrazione delle società quotate, siamo settim nella graduatoria europea, nonostante una discriminazione maggiore verso le donne sul lavoro.

In onda il 2-1-2021

Parte II

Cristina: Continua il nostro viaggio nell’Agenda 2030..

SDG 6 – acqua pulita e igiene:

Senza l’impegno audace di tutti, il mondo non arriverà ad adempiere a questo importantissimo obiettivo. In Italia mancano orientamenti specifici su come destinare i finanziamenti pubblici e privati, non solo per tutelare i nostri sistemi idro-geologici, ma per ripararli. Siamo un paese estremamente fragile da questo punto di vista! In Europa siamo tra paesi con il maggior sfruttamento idrico.

SDG 7 – energia pulita:

Il mondo avanza però non abbastanza per arrivare agli obiettivi del 2030 e ancor più quelli del 2050, ossia zero emissioni. Nel nostro paese Il Decreto rilancio ha introdotto il “Superbonus” per l’efficientamento degli edifici di almeno 2 classi energetiche; poi ci sono incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni, abbonamenti al trasporto pubblico, l’acquisto di bici e dove la qualità dell’aria non è in regola, la rottamazione di auto e moto. Siamo settimi in Europa grazie all’aumento delle energie rinnovabili che negli ultimi 3 anni è stabile.

SDG 8 – lavoro dignitoso e crescita economica:

Possiamo aspettarci il più grande aumento della disoccupazione globale dalla seconda guerra mondiale. Perfar fronte a questo obiettivo servono politiche audaci per sostenere le imprese, per creare una domanda di manodopera, formare a nuovi mestieri e sostegno ai più vulnerabili. Le misure adottate dal nostro governo sono perlopiù di tamponamento e non agiscono sul sistema-paese. Siamo in quart’ultima posizione in Europa ed è particolarmente critica la situazione dei nostri giovani – quelli che non studiano, lavorano o fanno formazione – nel 2018 erano il 23,4% rispetto ad un media europea del 12,9%.

SDG 9 – industria, innovazione e infrastrutture:

Globalmente sono aumentati gli investimenti in ricerca e sviluppo e il finanziamento delle infrastrutture economiche nei paesi in via di sviluppo.
Nel 2020 l’intensità delle emissioni di CO2 è diminuita, è aumentata la connettività mobile e, sappiamo, la produzione è rallentata. Gli effetti del COVID-19 minacciano di arrestare i progressi verso questo goal. Le misure del nostro governo a sostegno dei processi produttivi economici e sociali si spera ci aiutino a colmare ritardi accumulati prima della pandemia. Anche le nostre infrastrutture idriche hanno bisogno di attenzione ed interventi, il 37% delle nostre reti è colpito da elevati livelli di perdite.

SDG 10 – ridurre le disuguaglianze:

Le disparità nelle loro varie forme persistono e nel 2020 sono peggiorate. I lavoratori continuano a percepire una quota troppo bassa rispetto al valore che hanno contribuito a produrre. I dati indicano un’Italia più ingiusta della media europea. Il COVID-19 ha colpito un paese già fragile.

SDG 11 – città sostenibili:

La crisi ha accelerato il modo in cui pensiamo alle nostre città ed è importante continuare sulla via dell’innovazione, perché il modo in cui progettiamo grandi aree urbane determina la nostra risposta alle crisi che sono un po’ ovunque e la capacità di garantire la qualità della vita. È critica la situazione dell’aria – I dati più recenti dicono che 7 milioni di persone sono morte prematuramente per cause legate all’inquinamento atmosferico e c’è il rischio che per far ripartire l’economia si allentino le misure di contenimento delle emissioni. La situazione italiana è caratterizzata dall’estrema frammentazione nelle politiche di intervento per ridurre i rischi da cambiamenti climatici e disastri naturali.

Il punto sull’Agenda 2030 continua la prossima settimana. Occhio al futuro!

In onda il 9-1-2021

Parte III

Cristina: Oggi vediamo insieme gli ultimi sei obiettivi dell’Agenda..

SDG 12 – produzione e consumo responsabili:

Sono la grande sfida dell’economia circolare. È migliorata la gestione delle risorse in alcuni paesi però purtroppo in altri è peggiorata. Questo obiettivo si occupa anche di spreco alimentari e rifiuti. Motore dell’evoluzione delle leggi che regolano la produzione di consumo responsabile è l’Unione Europea che in generale rispetto al mondo segna dei progressi, e l’Italia è seconda.

SDG 13 – agire per il clima:

Fondamentali, perché sta cambiando molto più rapidamente del previsto. Il 2020 è stato il secondo anno più caldo mai registrato causando incendi, siccità, inondazioni e altri disastri naturali. Il mondo non è sulla buona strada per rispettare l’accordo di Parigi, che prevede il contenimento di temperatura a 1,5 ° sopra l’era pre-industriale. In Italia gli eventi estremi tra il 2008 e il 2019 sono cresciuti di 10 volte e siamo in grave ritardo nella gestione dei cambiamenti climatici.

SDG 14 – la vita sott’acqua:

Nonostante sia fondamentale proteggere la vita negli oceani, decenni di sfruttamento irresponsabile li stanno portando ad un degrado allarmante. La continua acidificazione minaccia l’ambiente marino e i servizi degli ecosistemi. L’Italia è tra i paesi con grandi inadempienze, nonostante l’importanza ambientale e socio-economica che il mare riveste per il nostro Paese.

SDG 15 – la vita sulla terra:

Manca un sistema di monitoraggio capillare degli ecosistemi e della biodiversità nel mondo quindi sono carenti la valutazione delle misure per tutelarla. Inoltre l’uso e la copertura del suolo sono tra i cambiamenti più pervasivi che l’umanità abbia apportato ai sistemi naturali della Terra. In Italia mancano un piano strategico di intervento e misure per la tutela del nostro capitale naturale, ferme da troppo tempo in Parlamento. L’andamento verso questo obiettivo è negativo.

SDG 16 – pace, giustizia e istituzioni forti:

Nel 2019, 79,5 milioni di persone sono fuggite da persecuzioni e guerre – è il numero più alto mai registrato da quando queste statistiche vengono raccolte. I bambini sono regolarmente esposti a molteplici forme di violenza, perlopiù non riconosciute o denunciate. L’andamento dell’Europa è positivo, in Italia lievemente positivo – è calata la criminalità ma anche la fiducia nel Parlamento europeo. È preoccupante l’incremento delle frodi informatiche. Pensate che in Italia dal 2010 al 2018 sono aumentate del 92%. Positivo il ritorno dell’’educazione civica” nelle scuole che consente di comprendere molti Target di questo obiettivo.

SDG 17 – partnership per i goal:

L’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile è costante ma fragile. Le guerre commerciali aumentano e mancano invece i dati cruciali che i paesi in via di sviluppo non sono in grado di produrre. L’Italia ha fatto progressi riconoscendo il ruolo del Terzo Settore nella cooperazione allo sviluppo.

Non siamo messi bene ma tutti noi possiamo fare qualcosa per cambiare le cose. Occhio al futuro!

In onda il 16-1-2021

Neorurale Hub

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Neorurale Hub è immerso in 500 ettari rinaturalizzati nella Pianura Padana, dove in 20 anni la fertilità del suolo è aumentata del 150%, flora e fauna si sono ri-insediati, e la biodiversità è tornata a fiorire. Questo polo innovativo offre a start-up e aziende terreni, infrastrutture e tecnologie per sperimentare e collaborare proprio come avviene nei sistemi naturali. Un esempio di efficienza e di economia circolare.

Cristina: Siamo immersi in 500 ettari rinaturalizzati a due passi da Milano, dove in 20 anni la fertilità del suolo è aumentata del 150%, flora e fauna si sono ri-insediati, la biodiversità è tornata a fiorire. Nel 1996 questo terreno era così. Rigenerandosi, la natura ha ispirato la creazione di questo polo innovativo, che offre a start-up e aziende terreni, infrastrutture e tecnologie per sperimentare e collaborare proprio come avviene nei sistemi naturali. E così si ottimizza l’uso di tutte le risorse, si producono cibo, energia e tanto altro. Un esempio di efficienza e di economia circolare. L’insieme di tutte le attività che che avvengono in questo polo adempiono a dodici dei 17 SDG – gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU – e precisamente 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 15, 17.
Luca dammi qualche esempio pratico di quello che avete imparato ripristinando quest’area.

Luca Pilenga: L’esempio più concreto della collaborazione uomo natura lo abbiamo e troviamo in queste barriere di ecosistemi dove rigeneriamo la natura per permetterle di creare biodiversità, che è quell’arma che abbiamo contro i parassiti che ci permette di abolire l’uso di insetticidi. Li abbiamo aboliti già dodici anni fa. Quest’acqua delle barriere che sgorga naturalmente ad una temperatura costante durante tutto l’anno la utilizziamo come scambio termico durante la climatizzazione degli edifici dove viene fatta la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione.

Cristina: Le tecnologie invece come le state usando?

Luca Pilenga: La tecnologia è il fattore abilitante che ci permette di condurre delle ricerche capaci, attraverso i dati di sensori locali presi anche da satelliti o da droni in alcuni casi, di sviluppare una ricerca capace di concentrare i principi attivi. Per esempio questa Erba Officinale che abbiamo reperito in giro per il mondo e che qui siamo riusciti a concentrare del 400% rispetto alle concentrazioni normali e senza contaminanti.

Cristina: Una pianta che cresce in un terreno sano e nelle condizioni migliori da i frutti migliori.

Luca Pilenga: Esattamente, grazie alla tecnologia riusciamo a capire quali meccanismi ci aiutano a raggiungere l’obiettivo, in questo caso una maggiore concentrazione, in altri casi il minor consumo di risorse. Qui nella struttura alle mie spalle collaborano oramai 20 tra startup, aziende e scuole per costruire la sostenibilità del settore agroalimentare.

Cristina: Osservare e imitare la natura è la nostra migliore scommessa. Occhio al futuro!

In onda il 7-3-2020