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BioEcoGeo – Intervista a Cristina Gabetti

By rassegna

Giulia Berrini: Grandi novità per questo tuo autunno: un viaggio “lontano” nella Silicon Valley e uno vicino…dentro gli esseri umani (noi stessi). Due mondi diversi che però forse ti hanno portato alla stessa conclusione: è necessario tornare a vivere il qui e ora. Soprattutto nei rapporti con le persone e con il proprio essere.

C: E’ così. Il nostro cervello lineare non è in grado di metabolizzare i cambiamenti esponenziali in atto: da un lato, quelli dei sistemi naturali, che abbiamo sovvertito e che adesso dobbiamo sanare, dall’altro quelli tecnologici, che offrono grandi opportunità, se sappiamo coglierle. Il motore delle giuste scelte è la nostra identità, e la nostra coscienza è la bussola. Chi siamo? Dove vogliamo andare? Gli esercizi di introspezione e circospezione raccolti nel mio nuovo libro A Passo Leggero nascono dal desiderio di aprire nuove prospettive sul valore del nostro agire, e il viaggio nella Silicon Valley è stato per me una conferma di quanto è importante lavorare su noi stessi per sviluppare resilienza e pensiero creativo. Alla Singularity University ho capito quanto è necessario abbattere le barriere tra i saperi, perché le soluzioni più interessanti nascono dalla collaborazione di menti e talenti diversi. Individui consci, svegli, insieme ad altri, mossi dagli stessi principi, possono arrivare lontano. Occorre agire ora con una visione a lungo termine.

GB: Dopo più di cinquant’anni in cui abbiamo fatto di tutto per globalizzarci e uniformarci (a livello politico, economico e sociale), pensi saremo davvero in grado di tornare a impegnarci e a vivere in una dimensione più piccola?

C: La multidimensionalità appartiene al nostro tempo. Della globalizzazione scelgo di apprezzare le opportunità: potersi connettere con persone lontane, vedere il lavoro di comunità distanti migliaia di chilometri ma vicini nello spirito, e questa forma di impollinazione culturale contribuisce a moltiplicare pratiche, esperienze e storie di valore. Dall’altra, nella vita quotidiana, è a livello locale che troviamo le occasioni migliori per rigenerarci ed essere rigeneranti: a contatto con i nostri luoghi di appartenenza, con le persone e le cose a noi vicine. In sostanza, sconfinati con la mente e col cuore, pro-attivi dove viviamo, con il desiderio di avere un impatto positivo laddove lo possiamo monitorare.

GB: Parliamo ora del Neurone a Specchio del Prof. Rizzolatti. In un mondo più empatico, credi sarà più semplice far circolare le buone pratiche per l’ambiente? Basterà farsi vedere molto attivi per coinvolgere ad esempio le persone nella raccolta differenziata, nella gestione di un orto pubblico o nel minor utilizzo della propria auto?

C: Ho voluto mettere la conversazione con il Professor Rizzolatti al centro di A Passo Leggero perché conferma che sviluppare empatia è strategico per costruire la società che vogliamo. “La nostra società ha bisogno di empatia come nessuna prima”, dice. E’ una conversazione ricca di sorprese, rivelazioni, e conferme. Secondo il neuro scienziato Vilayanur Ramachandran, sono stati proprio i neuroni specchio a favorire il cosiddetto “big bang” culturale avvenuto 50, 100.000 anni fa, quando in un tempo relativamente breve l’homo sapiens inventa il fuoco e il linguaggio e comincia a servirsi degli utensili. E’ chiaro che oggi occorre un nuovo big bang culturale. E l’empatia ci è innata, occorre solo risvegliarla e lasciare che ci connetta con gli altri. Sperimento quotidianamente il potere dell’empatia, e anche quello della gentilezza. Quando riusciamo a controllare l’impazienza, il fuoco reattivo, tutto si dispone meglio, ed è in quello stato che siamo in grado di costruire insieme agli altri. Poi, che basti l’empatia per diffondere una buona ed efficiente raccolta differenziata, promuovere l’orticoltura o un minor utilizzo della propria auto è riduttivo, perché le resistenze sono immense. Resistenze, però, che sovente troviamo in noi stessi. Abbiamo tutte le soluzioni necessarie per diventare rigeneranti, per smetterla di distruggere la vita in senso lato. Allora, facciamo del nostro meglio, con coraggio e con fiducia. E’ la nostra migliore scommessa. 

GB: Nel tuo viaggio nella Silicon Valley, quali sono state le invenzioni che più potrebbero aiutare il nostro pianeta? E quali sarebbero applicabili in Italia?

C: Tante: reti di trasporto veloce a trazione magnetica per superare l’incubo del traffico, reti di distribuzione per medicinali in luoghi irraggiungibili, strumenti medici portatili che cambieranno il nostro modo di curarci, robot che cambieranno il nostro modo di lavorare. Alla Singularity University, che ha sede presso il campus di ricerca e sviluppo a NASA Ames, sono andata a scuola di futuro, ho capito quanto le tecnologie esponenziali, quelle che stanno evolvendo alla velocità della luce, stanno offrendo strumenti potentissimi e di quanto il nostro pensiero creativo sia necessario per metterli a buon uso. E nella Silicon Valley ho incontrato ragazzi ispirati che stanno mettendo buone idee a servizio dell’umanità. Ho raccolto tante belle storie che sono in onda nella mia nuova rubrica Occhio al Futuro a Striscia la notizia e sul Corriere.it. Ogni tecnologia è implementabile in Italia, ma la sfida è di regolamentarle e integrarle nella società. E qui, non ci resta che pregare….

GB: E ora il tuo nuovo libro: A passo leggero. Un libro che ogni genitore dovrebbe leggere con i propri figli. L’hai pensato in quest’ottica?

C: Chi sta passeggiando con me, e con Ramuntcho Matta che ha realizzato disegni stupendi, arricchendo i percorsi con il tuo tratto poetico, ironico e provocatorio, mi racconta di esperienze piene, autentiche, e si riconosce. Parlo di rapporti familiari, di affetti, incontro persone interessanti che offrono prospettive insolite sulla vita e sulle cose, quindi è un libro adatto a tutti. Mi piace la tua immagine della famiglia riunita, e di una voce che legge.

GB: Infine, un augurio per la nostra generazione che è l’unica che davvero può fare qualcosa per consegnare un Pianeta vivibile ai nostri figli.

C: Coraggio. Non c’è tempo da perdere. E non possiamo permetterci di essere pessimisti.

Intervista di Giulia Berrini su BioEcoGeo – Dicembre, 2015