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COP21

Mai troppo piccoli per fare una differenza

By ecology, features

Mentre Greta Thunberg viene candidata al Nobel per la Pace noi ci prepariamo a scioperare per il clima il 15 marzo insieme a cittadini di tutto il mondo. Questa ragazza è riuscita a movimentare le masse come nessun altro. Chissà se Severn Suzuki che parlo’ ai leader del mondo nel 1992 al Summit per il Clima di Rio de Janeiro, avesse avuto internet e i social media. La popolazione mondiale nel frattempo è raddoppiata, insieme ai problemi che collettivamente stiamo causando alla società e all’ambiente.

Al termine del COP24, ci rimangono le tristi conseguenze. Non sono state concordate risoluzioni coraggiose per attuare l’agenda fissata durante il COP21. La Polonia, paese ospitante, ha detto forte e chiaro fin dall’inizio, che non è pronta a rinunciare al carbone. Un tappeto rosso per i “dinosauri” e i paesi petroliferi che hanno rapidamente detto “me too”, #notready. L’esito della conferenza, con oltre 20.000 ospiti provenienti da 150 paesi, ha rispecchiato questo stato d’animo. Gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita, il Kuwait e la Russia non hanno accolto il nuovo Rapporto dell’IPCC come documento di riferimento, limitandosi a mettere una nota di “apprezzamento” e invitando i paesi a intraprendere “azioni appropriate”.

Il clima della conferenza è stato purtroppo coerente con l’aumento globale di produzione e uso del carbone, come Somini Sengupta ha recentemente scritto sul New York Times. È stato fatto un piccolo progresso sul rule-book che governerà il monitoraggio di riduzione delle emissioni e il contenimento dei gas serra – ma le questioni principali sono state rinviate al prossimo anno. Con il passare delle settimane, è cresciuto lo sgomento tra i rappresentanti degli Stati Insulari, colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici. I paesi più sviluppati non hanno mostrato un impegno coeso nel raggiungere il Green Climate Fund, $100 miliardi entro il 2020 per aiutare i paesi vulnerabili a prepararsi al peggio.

Gli eroi del COP24, ancora una volta sono stati i giovani attivisti. Le parole della quindicenne Greta Thunberg risuonano negli animi di chi ha a cuore la qualità di vita delle prossime generazioni e non può restare a braccia conserte.

Dopo aver ascoltato Greta, ho guardato (come ho fatto spesso, nel corso dei decenni) il discorso di Severn Cullis Suzuki al Rio Earth Summit del 1992. Da allora la popolazione mondiale è quasi raddoppiata. Vi invito a guardarlo.

Se queste due giovani donne, belle e audaci, non riescono a darci uno scossone, chi lo farà?

E se questo testo, scritto nel 1992, suona come un déja-vu, significa che è tempo di agire.

“La Conferenza di Rio ha messo in risalto le questioni ambientali nell’agenda politica. Ha messo in chiaro le domande, anche se non ha dato tutte le risposte e ha informato un’intera generazione di politici, funzionari governativi, industriali e cittadini sui problemi. Inoltre, ha ribadito la richiesta di cooperazione internazionale in ambito ambientale, presentata per la prima volta volta nel 1972. “