Giovane, scanzonata, senza timori reverenziali, con il suo segno grafico naïf e i suoi arguti giochi di parole ha osato fare il verso al fashion system e ai vizi della pop culture. Il suo stile conquista.
L’INTERVISTA AD ANGELICA HICKS SU THE GOOD LIFE ITALIA
Sottile e pungente, ma anche poetica o sfacciata, Angelica Hicks usa uno spiccato umorismo britannico per dare sprint al suo tratto felice. È Instagram a creare la cornice ideale per il suo connubio tra parole e immagini, e dal gennaio 2015, quando inizia a postare disegni, parte la sua ascesa. Oggi è seguita da 51.300 persone e si è costruita una solida reputazione di commentatrice sociale. La maggior parte dei post sono sul mondo della moda del quale sa cogliere un bisogno di leggerezza. Hicks debutta in chiave un po’ dark: Darth Jacobs gioca sul nome Mark Jacobs, e la giovane penna lo associa alla figura oscura di Guerre Stellari, Darth Vader, perché lo stilista americano aveva aperto il suo profilo Instagram raggiungendo 20.000 seguaci senza postare nemmeno un’immagine. O Helle Magazine che suona come la celebre testata, ma con l’H diventa metafora dell’inferno che può essere il fashion system. “Era un modo per rispondere ai tipici commenti dei miei coetanei che dicevano: “la moda è sfigata!”, racconta via FaceTime dall’appartamento a New York che condivide con un’amica. “Erano i tipi trendy di Londra e anche se c’era un che di vero, pure loro curavano molto il look! Così m’è venuta voglia di fargli un po’ il verso, cogliere le ironie. La moda non riguarda solo i modaioli. High Street diventa cultura popolare dal momento che gli stili vengono subito copiati e massificati. Osando un po’, ho capito che nel mondo della moda piace ridere.”
Donut-Ella Versace ritrae la stilista in una ciambella, caPUCCIno ha la tazza decorata con l’inconfondibile pattern del marchio fiorentino, l’iconica direttrice di Vogue America è banANNA Wintour. Ogni giorno la fantasia di Angelica dialoga con la realtà.
Londra sta stretta all’illustratrice ventiquattrenne che ora osa definirsi anche artista. E lo fa dopo aver varcato l’oceano, in cerca di libertà. I successi legati al suo cognome – padre Ashley architetto e cugino del Principe Carlo d’Inghilterra, madre Allegra designer, zia India modella e imprenditrice, e alle sue nobili discendenze –Lord Mountbatten, ammiraglio e uomo di Stato Britannico, era suo bisnonno – “non fanno parte della mia narrativa”, dichiara Angelica con voce ferma.
Lei preferisce misurarsi con le sfide di una ragazza che vuole fare strada sulle proprie gambe. Tenta di mettere a frutto le sue idee ancora studente a UCL (University College London) facendo Tshirt serigrafate che vende al mercato di Portobello, poi le fotografa e le posta online. “Mi piaceva, ma il processo era lungo e alla fine mi costava invece che farmi guadagnare. Con i disegni è stato tutto più facile e immediato. Sono stata fortunata a trovare un’agente e ora sono freelance.” Il timbro della sua giovane voce ha la determinazione di chi si dà da fare e non senza fatiche. Ha dipinto murales per Gucci, Unilever, Bumble (una app per single), collabora con diverse testate e, misura della sua ascesa, ha contratti coperti dal segreto dei NDA (non disclosure agreements). Aumentando le responsabilità, aumenta anche la sua disciplina. Lavora al disegno del giorno la mattina presto, dopo aver dato un occhio alle notizie. E i suoi commenti hanno connotazioni sempre più sociali. Tempo fa aveva fatto il verso alla campagna contro la censura di Instagram #Free The Nipple (libera il capezzolo) con FridaNipple, e recentemente ha dovuto diffidare chi vendeva magliette stampate con il suo disegno scaricato da internet. “Non vendo i disegni e non saprei nemmeno come deciderne il prezzo!”, racconta mentre mi mostra lo scaffale zeppo di fogli disegnati a matita e dipinti a mano.
Frida Khalo diventa protagonista inattesa di diverse circostanze. Angelica usa quell’immagine su un mobile vintage di Kartell, (un invito rivolto a lei a ad altri giovani artisti) e tra i commenti trova una richiesta di sostegno per le vittime del terremoto in Messico. “Io cerco di aiutare, ma è difficile. Non guadagno ancora abbastanza per destinare fondi alle cause in cui credo!” Se l’invito è un riconoscimento, il plagio è un’offesa. Un’azienda fa una brutta copia dell’iconica immagine per decorare tazze e custodie per iPhone. Angelica denuncia, postando gli oggetti con questo testo:
“posso copiare il tuo compito?”
“si, cambialo solo un po’ così non si capisce che hai copiato.”
“ok”
E affonda, svelando l’ironia del marchio Brave New Look. (nuovo look coraggioso)
La giovane influencer stuzzica non solo l’umorismo ma il pensiero. Construct My Gender, sulla libertà di genere, è accompagnato da una frase di Simone de Beauvoir: Donne non si nasce, si diventa. E subito una follower le suggerisce di usare l’immagine per attirare fondi per l’educazione nelle scuole concludendo: “Supereresti le più rosee aspettative!”.
La traiettoria di Angelica dimostra che quando un talento viene riconosciuto, fiorisce.
Per la morte dell’editore di Playboy, Hugh Hefner, ha un colpo di genio. Semplicemente, toglie la P. Layboy la dice tutta – lay – riposa, ma anche, in gergo, andare a letto con.
Ed è sempre una lettera a fare la differenza tra Macaron e Macron. Harvey Weinstein, il produttore di Hollywood caduto in disgrazia, diventa Swine-stein. Swine significa suino. Trump finisce sotto le ascelle. Che in inglese si chiamano arm pits. Ma pit è anche la fossa. Il detto è subito chiaro.
Ed è chiaro che Angelica ha molto da dire.