Un progetto di tesi di laurea diventato realtà. Serena Ruffato, CEO di Tooteko, ci racconta come funziona il loro dispositivo, che permette ai non vedenti di vivere le opere d’arte, toccandole. Deborah Tramentozzi, esperta tiflologa non vedente, condivide con me la sua esperienza di una statua del Canova.
Cristina: Siamo a Roma in uno spazio che oggi è un ristorante, ma un tempo ero lo studio di Antonio Canova. Siamo qui per raccontarvi di un’applicazione tecnologica che è anche un’importante esperienza umana. Serena, come funziona l’applicazione che avete creato?
Serena Ruffato: La tecnologia combina audio e tatto per permettere a tutti, anche i non-vedenti, di poter toccare le opere d’arte. Funziona con questo anello, che è un lettore di sensori speciali NFC che andiamo a posizionare nelle opere d’arte e attraverso il tatto riconosce i sensori e trasmette via smartphone una informazione audio.
Cristina: Annegare nelle opere significa che lavorate con delle copie
Serena: Assolutamente, prendiamo l’opera originale, la selezioniamo, la scansioniamo, la riproduciamo con la stampa 3D e poi applichiamo i nostri sensori.
Cristina: Deborah, raccontaci come sei attrezzata per vivere questa esperienza e cosa ti comunica
Deborah Tramentozzi: Sono attrezzata attraverso questo anello, che ha al suo interno un’antenna. Questa antenna comunica con un tag che è posto qui sulla statua, che io adesso con un dito toccherò. Nel momento in cui io lo metto sul tag, l’anello emette una vibrazione e comunica con lo smartphone. Il quale farà partire un’audioguida. Adesso ve lo dimostro in modo pratico. Questa tecnologia, collegando i due sensi che uso particolarmente, che sono il tatto e l’udito, mi permette di una visione, a me piace chiamarla così, dell’opera d’arte senza alcun filtro. Io primo vengo da un ambiente artistico, quindi ho vissuto visite guidate però sempre attraverso il filtro di un’altra persona, che prima che io potessi vedere l’opera d’arte mi dava un’idea. In questo modo invece sono io e la mia persona, il mio carattere, che si fa un’idea propria dell’opera d’arte, e posso letteralmente vedere come ognuno di voi. Questo penso che sia un regalo grandissimo perché dare al non vedente l’indipendenza e la libertà di scegliere di poter entrare in un museo, che è una cosa a tutti secondaria, per me è veramente una frontiera che potrebbe avere dell’impossibile. Ti chiedo di fare una cosa, se tu chiudi gli occhi faccio partire io il prossimo tag e tocco con te la statua, che ne pensi?
Cristina: Assolutamente volentieri, grazie. È emozionante, perché mi consente anche di entrare in una sorta di risonanza empatica con l’esperienza di Deborah. Speriamo che questo progetto consenta a più persone possibili di vivere l’arte in questo nuovo modo.
In onda 17-11-2018