Cosa connette api, stampa 3D e Albert Einstein? Lo scopriamo attraverso questo progetto semplice e sostenibile, interamente ideato in casa grazie all’incontro tra biologia ed elettronica. Le api hanno un ruolo cruciale nelle nostre vite, anche se da cittadini non ce ne accorgiamo. Se ne era accorto qualcuno dalla mente molto brillante, che associava la loro scomparsa a quanto di più catastrofico per la specie umana. Ma con il preciso monitoraggio degli alveari proposto da 3Bee, gli apicoltori sono in grado di prevenire malattie e decimazioni, mentre i ricercatori possono avanzare nei loro studi.
Cristina: Ogni anno da più di un decennio muore una media del 30% della popolazione di api in Europa e Nord America. D’estate poi si riproducono ma il numero complessivo delle famiglie è in continua diminuzione. E questo è un problema grave che minaccia la sopravvivenza di tutte le speciviventi inclusa la nostra. Siamo venuti a Como per incontrare due ragazzi che stanno affrontando il problema. Buongiorno ragazzi, come è nato e come si è sviluppato il vostro progetto?
Niccolò Calandri: Il nostro progetto nasce dall’unione dell’elettronica con la biologia. Io sono ingegnere elettronico e, assieme a Riccardo che è biologo, abbiamo realizzato questo prodottodirettamente in casa. Il prodotto è totalmente costruito nei nostri laboratori casalinghi, lo stampiamo in 3D, lo assembliamo in casa e lo portiamo direttamente sulle nostre arnie.
Riccardo Balzaretti: Un dispositivo che ci permette di monitorare le api in tempo reale, quindi di sapere tutto ciò che avviene all’interno dell’alveare e anche all’esterno.
Cristina: Quali sono i dati che monitorate?
Riccardo Balzaretti: Principalmente lo stato di salute delle api che può venire ricavato attraverso l’utilizzo di sensori per la temperatura, l’umidità, intensità dell’aspetto sonoro e il peso. Una volta messo il dispositivo all’interno se sei vuole si attacca l’alimentazione solare che serve per la ricarica della batteria del dispositivo che di per sé può durare mesi grazie al pannello che la rende pressoché infinita.
Cristina: Quindi voi generate una mole di big data?
Riccardo Balzaretti: Esatto, generiamo una mole molto grossa di big data che poi possono essere utilizzati per far ricerca diretta da ricercatori e università, ma anche da privati che vogliono semplicemente sapere qual è lo stato di salute degli alveari nella zona e ovviamente da apicoltori.
Cristina: Quanti apicoltori ci sono in Italia?
Riccardo Balzaretti: Circa 100 mila, di cui 10 mila sono professionisti. Abbiamo studiato e ricercato anche una soluzione per una delle malattie che è una piaga in apicoltura che si chiama varroa che è un piccolo parassita, acaro dell’ape. Si tratta di un telaino termico. L’idea non è nuova, ma stiamo cercando di ottimizzarla, ed è una soluzione che non prevede chimica.
Cristina: Se le api dovessero scomparire, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita. Questa frase è attribuita a Albert Einstein, non è certo che l’abbia detto, ma il ragionamento è verosimile e far riflettere. Occhio al futuro.